Il contrario di uno, di Erri De LucaLa frase del titolo è nel racconto Il pilastro di Rozes, il racconto della scalata di una montagna da parte del narratore e di una sua amica. La raccolta di racconti Il contrario di uno è stato edito da Feltrinelli nel 2003.“Siamo a metà parete, sotto lo strapiombo che chiamano schiena di mulo... Siamo due: in parete è molto più del doppio di uno... il nostro due si distacca di nuovo, a dipanare una bava di corda tra noi: siamo un'unica bestia che s'infila, si ritrae, s'attorciglia intorno a un ancoraggio e poi si sfila verso l'alto... Andiamo dritti sopra, dove la parete s'inclina e la linea di salita è meno evidente. La nuvola insacca il pilastro...consumo tutto il tratto di corda che ci separa, cinquanta metri, mi accorgo che non me ne può più allungare, mi fermo a uno spuntone...Siamo quasi fuori... Siamo due, il contrario di uno e della sua solitudine sufficiente”Contesto: Erri De Luca |
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Le prime volte sperimenti il vento che fanno i corpi in corsa.
Incipit Il contrario di uno
Le prime volte sperimenti il vento che fanno i corpi in corsa. Vedi la fuga che ti arriva contro, i tuoi scappano, tu ti tieni su un bordo per non averli addosso. Corrono zitti, niente gridi, il fiato serve tutto per le gambe. Guardi la loro corsa. È vento in faccia, corpi di ragazzi e ragazze schizzano via, nessuno bada a te. Poi qualcuno dirà sì, l’ho visto, era fermo sull’angolo, appoggiato al muro.
Incipit tratto da:
(Vento in faccia)
Titolo: Il contrario di uno
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Libri di Erri De Luca
Quarta di copertina / Trama
Il due è il contrario di uno. “Questa, che,” dice Erri De Luca “contrasta l’aritmetica, è l’esperienza di
questi racconti. Da un cordone di madre ai due nodi in vita di una cordata in montagna si svolge l’avventura di un solitario che si imbatte nella forma del due. È una rivelazione, non sacra e neppure profana.” Queste storie sono emergenze che contraddicono la solitudine, imbrogliano la morte. Una donna entrata in una stanza d’inverno a portare l’inatteso calore dell’alleanza fra i corpi. Un padre pittore fedele al “pollice arlecchino”. Una fanciulla borghese in camicia bianca e gonna blu davanti
al ciclostile della rivoluzione che sferra una sua possibile domanda: “Ma tu non vuoi essere per una volta il prossimo per qualcuno?”.
“Due non è il doppio ma il contrario di uno, della solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato.”
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)
Indice cronologico opere e bibliografia di Erri De Luca
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“Mi hai messo in bocca tutte le parole a cucchiaini, tranne una: mamma. Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra.”
“Più della libertà ho aspettato il minuto bollente in cui quattro labbra sospendono il respiro e si mischiano per gustare se stesse attraverso altre due e si confondono per appartenersi.”
“I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nella spinta dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance del pesce. Noi due avevamo l’esca sulle labbra, abboccavamo insieme.”
“La ragazza ha da sporgersi sopra l’avvenire come sopra un balcone di montagna, tu le puoi offrire un vicolo. Che ti ami non basta ad arrivare al giorno dopo, e che tu l’ami: grazie, lei è la festa, la fortuna, il tuo posto, tu sei il dente estratto da mascella che ritrova il punto di partenza nel cavo del suo abbraccio. Lei è il tuo posto, ma tu...” (continua)(continua a leggere)
“Due non è il doppio
ma il contrario di uno,
della sua solitudine.
Due è alleanza,
filo doppio che non è spezzato.”“Il verboamare mi aveva rivoltato, ridandomi la vita, non la stessa, ma quella presa a un altro.”
“Quando veniva settembre, il vento cambiava di verso e la stagione di odore. Al maestrale dei giorni di sole e di mare increspato succedeva il libeccio che alzava onde lunghe.”
“Morirsene non è una condanna, morire è essere assolti.”
“In te sono stato albume, uovo, pesce, le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta, fuori di te sono contato a giorni. In te sono passato da cellula a scheletro un milione di volte mi sono ingrandito, fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno. Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto...” (continua)(continua a leggere)
“Amo l’inverno e febbraio noce di ghiaccio, amo le nevi quando il vento le stacca a fagottini dai rami degli abeti e le congiunge a neve con la bussata di un bacio, amo febbraio che rosicchia luce al sole, lo trattiene di più giorno su giorno, amo febbraio che risale l’orizzonte, amo il pettirosso che ha resistito senza migrare a sud, amo il...” (continua)(continua a leggere)
“Le cose migliori dell’amore accadono per caso, si capiscono dopo.”
“Mi sono innamorato, non della prima, dell’isola, ma della sorella, sedici anni, spaventosa di volontà e bellezza. Aveva mani spellate da un malanno, il solo che ho amato. Veneravo quelle dita screpolate, rosse, indolenzite, non l’ha creduto mai. Fosse stata lebbra gliel’avrei leccata per appiccicarmela alla lingua, fosse stata morte l’avrei...” (continua)(continua a leggere)
“Mi stese, poi si tolse i panni lasciandosi una veste bianca, lieve. Entrò nel buio delle coperte e mi coprì tutto il corpo col suo. Stavo sotto di lei a tremare di felicità e di freddo. Le nostre parti combinavano una coincidenza, mano su mano, piede su piede, capelli su capelli, ombelico su ombelico, naso a fianco di naso a respirare solo con...” (continua)(continua a leggere)
“Tutti i nostri passi hanno seguito un desiderio. Per esaudirlo abbiamo dovuto metterci i piedi sopra e calpestarlo.”
“Le chiedevo conto, e mai si deve tra chi sta in amore. Non esiste il tradito, il traditore, il giusto e l’empio, esiste l’amore finché dura e la città finché non crolla.”
“La rinuncia in montagna è un atto di umiltà, perciò difficile.”
“Una quantità di coraggi spuntano da vergogna e sono più tenaci di quelli saliti dalle collere che sono scatti rapidi a sbollire.”
“Il grido, la voce condividono la natura del seme.”
“Ora che è vita andata, recito l’atto di dolore: mi pento e mi dolgo, mi dolgo e mi pento di averle presentato il conto. La presunzione di avere diritto mi gonfiava la vena della fronte. ”