Mussolini ha fatto anche cose buone libro amazon

Se credevamo che termini come “duce”, “fascismo”, “fascista” fossero oramai desueti e relegati alle pagine tristi della storia d’Italia e che, quindi, appartenessero a un passato storico, triste ma archeologico e archiviato, purtroppo ci eravamo sbagliati. Esiste una singolare fetta di umanità che a distanza di oltre settant’anni continua a stupirci e a stupire (forse fino a instupidirci) che, colta probabilmente da nostalgici umori e una certa nuziale fedeltà alla miseria valoriale, ancora oggi cova un sinistro piacere nel rammentare un mortificato Ventennio della storia di Italia. Quello fascista. Quello di Mussolini, appunto. Perché, a detta anche di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, in un’intervista rilasciata lo scorso marzo al programma La Zanzara su Radio24, nonostante tutto «Mussolini ha fatto anche cose positive»; che poi, oltre a fare cose positive (e dovremmo anche scoprire quali), nel frattempo ci sia stata anche una sanguinosa e disastrosa guerra che gli storici ribattezzarono con l’aggettivo mondiale, che ci fosse la pena di morte su sentenza del Tribunale Speciale con 4.596 condannati, di cui 697 minorenni; che ci fossero 350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale, il delitto Matteotti, la mancanza di libertà di stampa e di parola, il ruolo subordinato delle donne agli uomini, e tanti altri orrori simili, poco importa.

Per fortuna, però, esistono scrittori, storici e studiosi che a certe allucinate asserzioni – come quelle elargite da Tajani – aggiungono un più importante sottotitolo, ossia: “le idiozie che continuano a circolare sul fascismo”. È il caso di Francesco Filippi, autore del saggio Mussolini ha fatto anche cose buone – le idiozie che continuano a circolare sul fascismo edito da Bollati Boringhieri, giunto alla sua decima ristampa, in cui dissacra i falsi miti, le leggende, le fake news che ancora oggi continuano a rigenerarsi in rete come una pericolosa epidemia. E, di libri come quello di Filippi, che agiscano da antidoto per rinsavire da un sonno che genera mostri e demistifichino con solerzia chirurgica certi accadimenti storici (che sciabordano dalle penne scellerate di taluni), ne abbiamo davvero un gran bisogno. Nonostante, come afferma l’autore, spesso si tratti di fatti ovvi per gli storici, ancora oggi circolano in rete, e non solo, vignette, slogan, meme e immagini del duce corredati da stimanti didascalie che lo immolano a vittima di un condizionato strapotere orrorifico che fu quello nazista: «Italiani brava gente»; Mussolini depuratore dell’illegalità: «Quando c’era Mussolini non esisteva la mafia»;  Mussolini bonificatore: «Ha bonificato l’Agropontino»; il duce previdente e previdenziale: «Ha dato le pensioni» il difensore dei diritti delle donne che amò le donne: «Ha dato il voto alle donne».

Se per i tanti che conoscono gli accadimenti storici e gli orrori di quel periodo, frasi del genere possono far sorridere solo per brevi istanti, per altrettanti vulnerabili soggetti, le medesime potrebbero tuttavia essere incontrovertibilmente travisate tanto da determinarne una preoccupante costruzione di coscienza critica e conoscenza storica, pericolosamente distorta. Nel prezioso saggio scritto da Filippi, attraverso una attenta e inoppugnabile documentazione, vengono smontate, una a una, le vaganti, pietose bufale sul fascismo e la figura di Mussolini, opponendo quello che fu il ventennio fascista, ossia un regime dispotico, violento, inefficiente che soffocò il popolo italiano, a queste storielle da Gran Consiglio dei Dieci Assenti, di fantozziana memoria.

«Il lascito della dittatura fu un generale impoverimento, un aumento vertiginoso delle ingiustizie, la provincializzazione del paese e, infine, una guerra disastrosa.»

Inoltre Filippi, con il suo lavoro di scoperchiamento delle fake news consente al lettore di conoscere il modus operandi del dittatore, mostrando quella che fu, forse, la più grande ingegneristica operazione di propaganda durante gli anni del Ventennio. «Mussolini utilizzò gli interventi nel sociale a fini di propaganda, in cui il regime riprendeva i temi populistici che erano stati alla base del suo programma» scrive Carlo Greppi nella prefazione al libro.

Un regime di apparenze e slogan. Una politica di facezie, costruita con articolata e sofisticata retorica. Un fanatico montaggio di facciata, incentrato sull’esaltazione dei valori della forza, della giovinezza, dell’energia e della grandezza del popolo italiano. Valori, tutti, che si incarnavano nella figura del duce. I mezzi utilizzati furono gli organi di stampa, i cartelloni pubblicitari, i cinegiornali, le trasmissioni radio d’ispirazione apertamente fascista. Una politica, quella operata durante il Ventennio, violenta e fumosa, imperniata sul maschile e sul maschilismo a tutela dell’onorabilità: del duce, dei valori fascisti, della morale, delle promesse, della famiglia, del marito, dell’uomo, fino al Delitto d’onore, legge 587 del codice Rocco che mortificava le donne e giustificava chi: cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella. Legge abrogata con la 442 del 5 settembre 1981.

Il saggio di Filippi è un’opera unica. Risponde alle false storie, alle cattive memorie, ai rigurgiti nostalgici, alle basse ironie di certi leoni da tastiera, e lo fa in modo puntuale, preciso e a tratti anche ironico, certamente con le verità fattuali, lasciando al ventennio solo lo scheletro e le macerie del disastro che fu. «Amicus Plato, amicus Socrates, sed prehonoranda veritas.» 

Un libro che forse avremmo preferito non leggere, credendo che oramai non fosse necessario ribadire l’idea che il fascismo non è opinione ma reato. Tuttavia, poiché il sapore del male non si arresta e la memoria va rinfrescata spesso, e il nostro autore da operatore dell’associazione Deina, che organizza con le scuole i viaggi nei luoghi della memoria, ci ricorda «le idiozie che continuano a circolare sul fascismo», è bene conoscerle.

Recensione di Margherita Ingoglia

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