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L'otto per mille (spesso abbreviato in 8xmille) è la quota di imposta sui redditi soggetti IRPEF, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra sé stesso e le confessioni religiose – attualmente sono dodici – che hanno stipulato un'intesa. È stata introdotta dall'art. 47 della legge n.222 il 20 maggio 1985,[1] (durante il Governo Craxi I) in attuazione dell'Accordo di Villa Madama del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, nella qualità di rappresentante della Chiesa cattolica. La norma stabilisce gli ambiti nei quali i soggetti beneficiari dell'otto per mille possano impiegare i fondi ricevuti, nonché il meccanismo di calcolo di tale quota. I contribuenti non sono tenuti a esercitare obbligatoriamente l'opzione per la destinazione dell'otto per mille, ma anche l'otto per mille del gettito fiscale di chi non effettua tale scelta o di chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi viene ripartito tra i soggetti beneficiari, in proporzione alle scelte espresse (mediamente il 42,73% dei contribuenti hanno espresso una scelta tra il 1990 e il 2007) e salvo rinuncia unilaterale dei medesimi. Nel 2014 la Corte dei Conti ha rilevato che i fondi destinati alle religioni sono "gli unici che, nell'attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati". "Nel corso del tempo, il flusso di denaro si è rivelato così consistente da garantire l'utilizzo di ingenti somme per finalità diverse", dando così vita "a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana"[2]. Storia[modifica | modifica wikitesto]Il rapporto tra lo Stato italiano e le diverse confessioni religiose presenti sul suo territorio può esser fatto risalire allo Statuto Albertino del 1848 (prima in vigore nel solo Regno di Sardegna, poi esteso al nascente Regno d'Italia). L'articolo 1 dello Statuto Albertino tollerava ogni culto conforme alle leggi e riconosceva il cattolicesimo come religione di Stato. Con i Patti Lateranensi del 1929, che codificavano i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica, lo Stato si impegnava a pagare lo stipendio al clero cattolico mediante il meccanismo della Congrua. Tale meccanismo si fondava sul riconoscimento del pregiudizio economico subito dai cattolici a causa delle molteplici confische di beni ecclesiastici nel corso del secolo XIX, con l'applicazione delle leggi Siccardi del 1850, le leggi Rattazzi del 1854 e 1855, quelle che istituirono l'eversione dell'asse ecclesiastico del periodo 1866-1867 e l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia. Nel 1948 la Costituzione repubblicana sancì (art. 3) l'uguaglianza degli individui a prescindere dalla religione. L'abolizione ufficiale è del 1984 (protocollo addizionale, punto 1) con la revisione dei Patti Lateranensi e con la sentenza n. 203/1989 della Corte costituzionale, che fissa la laicità come principio supremo dello Stato. Con la firma del nuovo concordato (18 febbraio 1984) tra l'allora presidente del consiglio italiano Bettino Craxi e il segretario di stato del Vaticano Agostino Casaroli si stabilì che il sostegno dello Stato alla Chiesa (studiato dall'allora ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino) avvenisse nel quadro della devoluzione di una frazione del gettito totale IRPEF (l'otto per mille, appunto) da parte dello Stato alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni (per scopi religiosi o caritativi) o allo Stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. La materia fu poi regolamentata dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 e da successivi decreti legge e circolari. Negli anni successivi lo Stato italiano firmò intese analoghe con:
Al 2013 erano nove le confessioni religiose che possono ricevere l'otto per mille. Nel 2016 sono divenute dodici. Ulteriori intese con altre confessioni sono state sottoscritte e restano in attesa di ratifica parlamentare.[3]. Soggetti beneficiari[modifica | modifica wikitesto]Partecipano alla ripartizione dell'otto per mille del gettito IRPEF:
Le confessioni religiose suddette e diverse dalla cattolica hanno stipulato intese con lo Stato ai sensi dell'art. 8[22] della Costituzione.[3] La Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, ha stipulato un'intesa[23]. L'intesa entrerà in vigore a seguito della ratifica parlamentare. Nella XVI legislatura, la I Commissione Affari Costituzionali della Camera ha esaminato il disegno di legge di recepimento dell'intesa con la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova in Italia, senza pervenire alla sua approvazione.[24] La Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni[25] (mormoni) ha rinunciato a partecipare alla ripartizione. Impieghi[modifica | modifica wikitesto]Le finalità per le quali le singole Chiese possono impiegare i fondi loro assegnati sono concordati nell'intesa in base alla quale esse sono state ammesse al finanziamento. Stato[modifica | modifica wikitesto]Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito Internet, dove è possibile sia consultare l'elenco delle attività finanziate negli anni precedenti, sia candidarsi per ricevere finanziamenti ad attività che rientrino nelle categorie previste. L'art. 48 della legge n. 222/1985 (modificato dall'art. 1, comma 206, della l. 27 dicembre 2013, n. 147 e dall'art. 21, comma 1, della l. 7 aprile 2017, n.47) stabilisce che le quote sono utilizzate dallo Stato per tre distinte finalità: interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati; conservazione di beni culturali; ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica. Con la legge finanziaria del 2004 si è stabilito che della quota devoluta allo Stato 80 milioni di euro vengono trasferiti nelle spese ordinarie. Questa decisione ha suscitato polemiche, perché nel 2004 con parte dei fondi è stata finanziata la missione militare in Iraq (Missione Antica Babilonia)[26][27]. La decurtazione è stata aumentata a € 86.624.731 con la Finanziaria 2005, per le erogazioni dell'anno 2009, di cui alle dichiarazioni del 2006[28]. Ulteriori polemiche sono nate con la finanziaria del 2008. La restituzione di 60 milioni di euro alla finalità originaria era prevista nella legge finanziaria del governo Prodi, ma è stata cancellata dalla manovra di luglio del governo Berlusconi allo scopo di esentare tutti i cittadini dall'ICI sull'abitazione principale. Nel 2010 per le somme destinate allo Stato nelle dichiarazioni dei redditi del 2007, la decurtazione è stata ridotta a € 7.461.241[29]. Nel 2011 per le somme destinate allo Stato nelle dichiarazioni dei redditi del 2008, il Governo, per mancanza di disponibilità finanziaria, ha deciso di destinare l'intera somma, circa € 145.000.000, a scopi estranei a quelli di cui alla legge n. 222/1985. Infatti con D.L. n. 211/2011 è stata sottratta dalla quota riservata allo Stato per il 2011 la somma di € 57.277.063 per l'adeguamento, il potenziamento e la messa a norma delle infrastrutture penitenziarie[30], mentre altri 64 milioni di euro sono stati destinati alla Protezione civile per le esigenze della flotta aerea antincendi[31]. Lo Stato non fa pubblicità per l'otto per mille e secondo alcuni ciò spiega il crollo delle preferenze per lo Stato: la sua percentuale è scesa dal 23% del 1990 all'8,3% del 2006.[32] Gli enti senza fini di lucro che vogliono accedere ai fondi devono presentare apposita proposta entro il 15 marzo di ogni anno. Per il 2008 sono state seguite le modalità di cui al D.P.C.M. 23 novembre 2007. I dati qui riportati fanno riferimento ai fondi incassati nell'anno 2004 (relativi ai redditi denunciati nel 2001). Ove i dati non erano disponibili, sono state usate informazioni relative agli anni precedenti. Nel 2004 lo Stato ha ricevuto circa 100 milioni di euro. Di questi:
Con la legge n. 147 del 27 dicembre 2013 (Legge di Stabilità 2014)[33] è stata deliberata la possibilità di spesa della quota dell'otto per mille destinata allo Stato per interventi urgenti in materia di sicurezza delle strutture scolastiche. Nello specifico si è aggiunta come possibile destinazione della quota parte riservata allo Stato per "gli interventi relativi alla ristrutturazione, al miglioramento, alla messa in sicurezza, all'adeguamento antisismico ed all'efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica". La destinazione dei finanziamenti statali è ricostruibile per gli ultimi anni, per settore, in queste tabelle fornite dal Governo[34]
Per gli anni 2011 e 2012 non si è proceduto alla predisposizione del decreto di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF a diretta gestione statale per mancanza di disponibilità finanziaria (cfr. i relativi Comunicati della presidenza del Consiglio dei Ministri del 13 gennaio 2012 e del 26 gennaio 2013). A copertura degli oneri derivanti dai maggiori interessi sul debito pubblico, connessi alla emissione di titoli di Stato per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, di 17,1 milioni di euro nel 2014 (da 559,5 a 576,6 milioni) e di 70,35 milioni a decorrere dall'anno 2015 (da 570,45 a 640,8 milioni) lo Stato ha provveduto quanto a 2,1 milioni per il 2014 e a 20 milioni a decorrere dal 2015 mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa relativa all'8 per mille IRPEF di competenza statale[35]. È stata avanzata una proposta di legge per la destinazione della quota dell'otto per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche alla promozione della lingua e della cultura italiane all'estero[36], un'altra per la destinazione al finanziamento di progetti di ricerca ad alto contenuto scientifico miranti al miglioramento della qualità della vita[37] ed un'altra per la destinazione ad a interventi di valorizzazione e ammodernamento del patrimonio immobiliare scolastico[38], nonché una circa l'obbligo di informazione, divulgazione e propaganda da parte dello Stato in merito alla quota[39]. Nell'agosto 2013 la Camera ha impegnato il Governo a non prevedere di utilizzare nei prossimi decreti o disegni di legge i fondi di gestione statale dell'otto per mille per le coperture di spesa[40]. All'onere derivante dall'esclusione dei libri scolastici dal provvedimento di abolizione parziale dell'IVA agevolata, pari a 35 milioni di euro a decorrere dal 2014, il Governo ha provveduto, quanto a 20 milioni di euro per l'anno 2014, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa relativamente alla quota destinata allo Stato dell'otto per mille, e quanto a 15 milioni di euro per l'anno 2014 e 35 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015[41]; analogamente è stato deciso per le detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica, di ristrutturazione edilizia e per l'acquisto di mobili[42], per l'assegno ai nuclei familiari di cittadini dell'UE residenti in Italia con almeno tre figli minori[43], per finanziamenti per l'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte delle piccole e medie imprese, per la proroga del credito d'imposta per la produzione, la distribuzione e l'esercizio cinematografico, per misure per l'aumento della produttività nei porti, per la proroga del termine di versamento dell'imposta sulle transazioni finanziarie e per disposizioni urgenti per il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico[44]. Misure urgenti per la promozione della musica di giovani artisti e compositori emergenti, nonché degli eventi di spettacolo dal vivo di portata minore sono state finanziate tramite l'8x1000[45]. Nel gennaio 2014 la Camera ha impegnato il Governo a prevedere la destinazione, se necessario anche prevedendo interventi di modifica della normativa vigente, di una quota parte dell'8 per mille destinata allo Stato per il sostegno alle politiche sociali di contrasto alla povertà[46]. Chiesa cattolica[modifica | modifica wikitesto]La somma ricevuta dalla Chiesa cattolica deve essere impiegata "per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo", così come previsto dall'art. 48 della L. 222/1985. Ogni anno la Conferenza Episcopale Italiana pubblica il resoconto riassuntivo delle spese, che riporta la distribuzione dei fondi tra le voci principali,[47] senza elencare in dettaglio i progetti finanziati e la spesa corrispondente.[48] La 71ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana tenutasi dal 21 al 24 maggio 2018 ha approvato la ripartizione e assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF per l’anno 2018. Dati forniti dal Rendiconto dell'8x1000 della Chiesa cattolicaRipartizione dell'8x1000 nella Chiesa cattolica nel 2018
Nel 2008 la Chiesa cattolica ha speso 22 milioni di euro in pubblicità, pari al 2,33% dei fondi per quell'anno[49]. Il cardinale Attilio Nicora, già presidente dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, in un'intervista trasmessa dalla Rai il 30 maggio 2010 auspicava un incremento della percentuale di fondi per la carità (all'epoca da lui stesso stimati in una quota pari al 20%), in modo che la ripartizione rispecchi il messaggio trasmesso tramite la campagna pubblicitaria commissionata dalla Chiesa[50]. Il 2 agosto 2012 l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ha presentato un esposto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato ritenendo ingannevole la campagna pubblicitaria 2012, in quanto lascerebbe intendere che tutto il ricavato dell'8 x 1000 destinato alla Chiesa cattolica venga destinato per scopi di carità.[51] Chiese valdesi e metodiste[modifica | modifica wikitesto]Nel 1993 le chiese valdesi e metodiste hanno deciso di avvalersi della legge e di accedere alla riscossione dell'8 per mille dell'IRPEF. Nel prendere questa decisione il sinodo ha fissato però un criterio guida. Ha stabilito che la somma ottenuta non fosse utilizzata per fini di culto, non servisse cioè al mantenimento dei pastori e delle attività cultuali della chiesa, ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale e che una quota corrispondente al 30% dell'importo totale fosse riservata a progetti nei Paesi in via di sviluppo, in collaborazione con organismi internazionali religiosi e laici.[52] Ogni anno viene pubblicato il resoconto dettagliato, che elenca tutti i progetti finanziati e la relativa spesa. Nel 2014 l'Otto per Mille delle chiese valdesi e metodiste ha finanziato 1.164 progetti, di cui il 50% circa all'estero per un totale di oltre 37 milioni di euro. Si tratta di progetti sociali, culturali e assistenziali realizzati da centinaia di associazioni di diverso orientamento culturale e religioso[53]. I fondi incassati nel 2012, relativi all'anno 2008, ammontavano a 14,2 milioni di euro, cui si sono aggiunti 0,7 milioni di euro di interessi e sopravvenienze dell'attivo. La ripartizione della somma complessivamente disponibile, pari a 14,9 milioni di euro, è stata la seguente (dati in milioni di euro)[54]:
Chiesa evangelica luterana[modifica | modifica wikitesto]La somma ricevuta dalla Chiesa evangelica luterana è destinata per legge al sostentamento dei ministri di culto, a specifiche esigenze di culto e di evangelizzazione e a interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all'estero, da condursi direttamente o attraverso le Comunità ad essa collegate.[55] Ogni anno viene pubblicato un resoconto delle spese[56], che riporta la distribuzione dei fondi tra le voci principali senza elencare gli specifici progetti finanziati o l'importo corrispondente. I fondi incassati nel 2012 ammontavano a 3,356 milioni di euro. Della somma complessivamente disponibile sono stati ripartiti nel modo seguente (dati in milioni di euro):[57]
Unione delle comunità ebraiche[modifica | modifica wikitesto]In base all'intesa del 1996, l'Unione delle Comunità ebraiche italiane destina le somme devolute alle finalità istituzionali dell'ente indicate dall'articolo 19 della legge 8 marzo 1989, n. 101, con particolare riguardo alle attività culturali, alla salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale, nonché ad interventi sociali ed umanitari volti in special modo alla tutela delle minoranze contro il razzismo e l'antisemitismo[58]. In base al resoconto sulla distribuzione dei fondi relativa al 2011 la somma incassata era stata distribuita in questo modo[59]: Attività finanziate
Unione chiese cristiane avventiste del settimo giorno[modifica | modifica wikitesto]La somma ricevuta dall'Unione Chiese cristiane avventiste del settimo giorno deve essere impiegata per «interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all'estero, sia direttamente sia attraverso un ente all'uopo costituito», così come previsto dall'art. 30 della L. 516/1988. Un apposito sito internet riporta un resoconto dettagliato per l'anno 2011[60], suddiviso sia per tipo di attività sia per ripartizione regionale, e un archivio completo dei resoconti di tutti gli anni precedenti. Per il 2011 gli avventisti hanno dichiarato il 5% di spese in gestione e pubblicità, nel 2003 la percentuale ammontava al 7,5%. Assemblee di Dio[modifica | modifica wikitesto]I fondi sono destinati esclusivamente a progetti culturali e di solidarietà in Italia e all'estero (non sono finanziate le attività di culto).Il resoconto relativo al 2012 riporta i seguenti dati (in Euro)[61]:
TOTALE (al netto del riporto) 1.169.138,61 Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa Meridionale[modifica | modifica wikitesto]Per il mantenimento dei ministri di culto, la realizzazione e manutenzione degli edifici di culto e di monasteri, scopi filantropici, assistenziali, scientifici e culturali da realizzarsi anche in paesi esteri.[21] Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia[modifica | modifica wikitesto]Per interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero.[21] Unione Buddhista Italiana[modifica | modifica wikitesto]Per interventi culturali, sociali ed umanitari anche a favore di altri paesi, nonché assistenziali e di sostegno al culto.[21] Chiesa apostolica in Italia[modifica | modifica wikitesto]Per interventi sociali, culturali ed umanitari, anche a favore di altri Paesi esteri.[21] Unione Induista Italiana[modifica | modifica wikitesto]Per sostentamento dei ministri di culto, esigenze di culto e attività di religione o di culto, nonché interventi culturali, sociali, umanitari ed assistenziali eventualmente pure a favore di altri paesi.[21] Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai[modifica | modifica wikitesto]Per la realizzazione delle finalità istituzionali dell'Istituto e delle attività indicate all'articolo 12, comma 1, lettera a) della legge 28 giugno 2016 n.130 nonché ad interventi sociali e umanitari in Italia e all’estero, ad iniziative per la promozione della pace, del rispetto e difesa della vita in tutte le forme esistenti e per la difesa dell’ambiente.[21]
Ripartizione del gettito[modifica | modifica wikitesto]Ogni cittadino contribuente può scegliere la destinazione dell'ottopermille del gettito IRPEF tra: dati dal Dipartimento delle Finanze
La scelta si compie mettendo la propria firma in corrispondenza dell'istituzione prescelta. La scelta non determina la destinazione della propria (del contribuente) quota di gettito fiscale, ma quella di una quota media uguale per tutti i cittadini. Lo Stato adotta la procedura seguente:
In questo modo le scelte dei contribuenti hanno tutte lo stesso peso, indipendentemente dal reddito del contribuente.[67] Percentuali di scelta dell'8x1000 sul numero di contribuenti nel 2018
Otto per mille non espressamente destinato dai contribuenti[modifica | modifica wikitesto]L'esonero a presentare la dichiarazione per alcune categorie di contribuenti quali, ad es., i pensionati privi di altri redditi e la facoltà degli altri a rinunciare all'esercizio dell'opzione implica che le scelte siano espresse da una minoranza. Il documento più recente diffuso dal Dipartimento delle Finanze indica che solo il 41,75% dei contribuenti ha effettuato una scelta ai fini della ripartizione del reddito 2018 dichiarato nel 2019[68]. Percentuale di scelte espresse per anno della dichiarazione
Anche l'otto per mille dell'IRPEF di chi non esercita l'opzione viene distribuito, salvo loro rinuncia, tra i beneficiari, in proporzione alle scelte espresse. Oggi 8 soggetti su 10 accedono alla ripartizione della quota non espressa: la rinuncia è esercitata dalla Chiesa Apostolica in Italia, che ha scelto di non partecipare alla ripartizione delle quote non espresse, e dalle Assemblee di Dio in Italia, che invece devolvono la loro quota allo Stato. Gli ultimi dati ufficiali completi sono i seguenti[69]:
Si può notare che solo nel caso delle Assemblee di Dio e della Chiesa Apostolica la percentuale degli importi corrisponde alla percentuale delle scelte sul numero contribuenti, negli altri casi corrisponde alla percentuale sul numero totale dei contribuenti. Scelte dei contribuenti[modifica | modifica wikitesto]Le informazioni sulle scelte dei contribuenti non sono aggiornate perché il Ministero delle Finanze fornisce i dati solo alle confessioni religiose, che di rado li rendono pubblici. Il Governo ha pubblicato un quadro delle scelte espresse, che si riferisce ancora alle dichiarazioni del 2004[70]. I dati degli anni 2005[27], 2006[28], 2007[29], 2008[71] e 2010[34] sono consultabili dalle comunicazioni che il Governo fornisce alla Camera dei deputati e dal sito delle Chiesa Evangelica Valdese. I dati delle dichiarazioni dal 2005 al 2021 (riferiti ai redditi dal 2004 al 2020) sono forniti dal Dipartimento delle Finanze[68][72][73][74][75]. Scelte espresse per anno della dichiarazione, in percentuale
Ripartizione del gettito[modifica | modifica wikitesto]
Variazione delle percentuali nel corso degli anni[modifica | modifica wikitesto]Nel corso del primo quindicennio si è assistito ad un graduale incremento della percentuale di firme espresse a favore della Chiesa cattolica e a una corrispondente riduzione delle firme espresse a favore dello Stato. Tuttavia negli ultimi anni si assiste a un'inversione di tendenza. In particolare la percentuale della Chiesa cattolica, pari nel 1990 al 76,17% è salita nel 2004 all'89,81%, per poi calare all'86,05% nel 2006 e all'80,22 nel 2012[87]. Tuttavia, poiché i contribuenti che non esercitano l'opzione sono più numerosi rispetto a quelli che lo fanno (nelle dichiarazioni dei redditi del 2007 solamente il 43,50% ha espresso un'opzione), la percentuale dei firmatari per la Chiesa cattolica sul totale dei contribuenti è di meno del 37% dei contribuenti, molto meno degli italiani che si dichiarano cattolici[29]. Le sottoscrizioni in favore dello Stato, che nel 1990 erano il 22,31%, hanno raggiunto il minimo storico nelle dichiarazioni del 2005 al 7,60%. Nelle ultime dichiarazioni hanno segnato una ripresa, con il 15,35% nelle dichiarazioni del 2012. Le firme espresse a favore della chiesa valdese, che conta circa 20.000 membri, sono in continua crescita. Infatti nella dichiarazione dei redditi del 2008 erano 413.000 pari al 3,24% dei contribuenti, quai il triplo rispetto al primo anno in cui era possibile sottoscrivere per il valdesi, il 1994, dove le sottoscrizioni furono l'1,10%[88]. La regione con maggiori sottoscrizioni per la chiesa valdese è il Piemonte col 7,29%, seguito dalla Liguria col 3,69%, dal Lazio col 2,93%, dalla Toscana col 2,69% e dalla Lombardia col 2,43%[89]. Le erogazioni effettive a favore della Chiesa cattolica sono attualmente circa tre volte l'importo speso per il sostentamento del clero (questo è l'importo, che corrisponde approssimativamente all'assegno di congrua in vigore fino al 1989, tenendo conto dell'inflazione, come è logico considerando che il numero delle parrocchie non è cambiato significativamente e che i singoli stipendi non sono particolarmente elevati). Questo fatto ha portato vari osservatori a chiedersi se vi siano stati errori od omissioni nella formulazione delle leggi di implementazione del nuovo concordato o nella loro applicazione. Tali critiche sono discusse in una sezione successiva di questa voce. Spese pubblicitarie[modifica | modifica wikitesto]Lo Stato decide di non investire nessuna somma in pubblicità. Per questa ragione l'iniziale consenso a favore dello Stato è calato sensibilmente. Viceversa la Chiesa cattolica investe somme consistenti (nel 2008 € 21.628.882 pari al 2,33% dei fondi ricevuti) in pubblicità, soprattutto in spot televisivi. Le chiese valdesi e metodiste nel 2008 hanno investito in pubblicità il 5,65%, pari a € 391.000, percentuale scesa al 5,60% nel 2009, con € 465.000.[90] Nell'aprile 2005, la RAI[91] rifiutò di trasmettere "per motivi di ordine deontologico" uno spot della Chiesa valdese dal titolo "Molte scuole, nessuna chiesa", con il quale i Valdesi intendevano sottolineare, in polemica con la Chiesa cattolica, come i fondi ottenuti dall'8 per mille non sarebbero stati utilizzati a fini confessionali o pastorali, ma solo per progetti di solidarietà e assistenza. Erogazione dei contributi[modifica | modifica wikitesto]Lo Stato si riserva tre anni per provvedere all'esatto conteggio e al versamento dei contributi alle rappresentanze delle confessioni religiose. Ogni anno, quindi, tutte le confessioni ricevono i finanziamenti relativi alla dichiarazione dei redditi di tre anni prima, ad eccezione della Chiesa cattolica che, secondo l'art. 47 della legge n. 222 del 20 maggio 1985, riceve invece un anticipo relativo all'anno in corso pari all'importo definitivo, che ad essa compete in relazione alla dichiarazione dei redditi di tre anni prima, oltre al conguaglio relativo al suddetto esercizio. Dato che le somme erogate dallo Stato ogni anno e messe in bilancio dalle varie confessioni non coincidono con quelle che competono all'anno stesso e che in particolare i versamenti alla Chiesa cattolica comprendono conguagli o ratei relativi ad anni precedenti, gli importi discussi nel successivo paragrafo sull'utilizzo dei fondi, non devono essere confusi con gli importi di competenza dello stesso anno. Rendiconti[modifica | modifica wikitesto]L'art. 44 della legge 222/85 prescrive che la CEI fornisca annualmente un rendiconto sull'impiego delle somme erogate e stabilisce che: La Conferenza episcopale italiana provvede a diffondere adeguata informazione sul contenuto di tale rendiconto e sugli scopi ai quali ha destinato le somme di cui all'articolo 47.[92] Prescrizioni analoghe sono contenute nelle intese con le altre confessioni.[93][94][95][96][97] Questo compito viene soddisfatto formalmente tramite i giornali. Ad esempio ogni anno oltre che sul proprio notiziario[98] la CEI pubblica a pagamento sui principali quotidiani a diffusione nazionale un'intera pagina relativa al rendiconto dell'anno precedente.[99] La disponibilità sul Web di informazioni dettagliate sull'utilizzo dei fondi dell'otto per mille da parte dello Stato e delle confessioni religiose è indispensabile affinché il contribuente possa esercitare un'opzione informata. Sintetici rendiconti annuali dal 2000 sono pubblicati on-line a partire dal 2005.[100][101][102][103][104][105][106][107] La CEI ha inoltre prodotto anche un documento sintetico che abbraccia il periodo 1990-2007 che viene aggiornato annualmente[108] ed uno di determinazione di spesa in base ai conguagli sulle aliquote di otto per mille Irpef degli anni precedenti e sugli anticipi delle quote per l'anno finanziario corrente[109][110][111]. Ciò nonostante il documento scaricabile di maggior dettaglio è il rendiconto sui 6.275 interventi finanziati in tutto il mondo dalla CEI tra il 1990 e il 2004[112]. La documentazione prodotta da altre confessioni era molto incompleta ancora nel dicembre 2007 (la Chiesa valdese pubblicava la serie completa di percentuali sino al 2003. La Chiesa luterana comunicava sul proprio sito soltanto la percentuale di scelte delle dichiarazioni presentate nel 2000, 2001, e 2003. Ancora più incompleti i dati delle altre confessioni), ma è migliorato nel 2008. Ad ottobre 2011 valdesi, avventisti e luterani pubblicano dati relativi alle proprie erogazioni nel 2007 (verosimilmente legate alla denuncia IRPEF 2004). L'UCEI, invece, fornisce i rendiconti del contributo statale nominalmente del 2005 (cioè IRPEF 2002), ma che sarebbe stato erogato solo nel 2006. Il rendiconto sul WEB dei contributi erogati alle Assemblee di Dio sembra essere assente. I rendiconti pubblicati normalmente contengono solo i titoli dei diversi progetti finanziati. Questi titoli non sono sufficienti perlopiù a consentire un controllo della "qualità della spesa" né della veridicità della classificazione delle spese stesse; un elemento indispensabile per chi volesse fare la propria scelta di contribuente in modo informato. Il problema si pone soprattutto quando beneficiario del contributo è un ente controllato o collegato alla confessione religiosa stessa. Ad esempio l'erogazione di contributi alla propria società editrice rientra effettivamente fra i contributi a "cultura, pace e diritti umani" o piuttosto è un sostegno alla propaganda religiosa? Al novembre 2022 questa informazione è relativamente recente e ancora scarsa. La
Corte dei Conti nel 2014 definì il sistema dell'8 per mille «opaco, senza controlli, senza informazione per i cittadini, discriminante dal punto di vista della pluralità religiosa», precisando che «non c'è nessuna descrizione, nemmeno sintetica, dell'uso che viene fatto dei fondi» sia da parte della Chiesa e altri soggetti confessionali, sia da parte dello Stato sui fondi di propria competenza,
talora destinati a finanziare capitoli di spesa differenti e antitetici con la finalità stessa del sostituto d'imposta, quali gli interventi militari in Albania e nei Balcani[113]. Controversie[modifica | modifica wikitesto]Ripartizione delle scelte inespresse[modifica | modifica wikitesto]La ripartizione delle scelte inespresse è effettuata secondo un criterio proporzionale rispetto a quelle espresse. Questo criterio, che secondo le principali critiche violerebbe di fatto il principio di equo sostegno alle confessioni religiose su cui avrebbe dovuto basarsi il sistema,[117] fu definito già nel 1984 "una mostruosità giuridica" dallo storico Piero Bellini in un suo articolo per Il Sole 24 Ore,[118] e criticato da diverse personalità del mondo laico[119] e dello stesso mondo cattolico, compreso l'ex Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro.[120] Con riferimento all'Irpef sui redditi del 2000, fra chi ha presentato il modello 730 e il modello Unico (ricordando che è tenuto a presentare la dichiarazione solo chi ha superato i 3.000 euro di reddito, 4.800 euro per i lavoratori autonomi, 7.500 per i pensionati e 8.000 per i dipendenti[121]) coloro che hanno effettuato una scelta sono stati il 61,3%[122] mentre riferendosi al totale complessivo dei contribuenti (ivi compreso chi non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione dei redditi, ma il solo CUD), tale percentuale scende al 39,62%, equivalente a 355.422.085 € su un ammontare totale dell'otto per mille di 897.077.447 €. Il restante 60,38% (ovvero 541.655.362 €), relativo alle scelte inespresse, è stato distribuito in modo proporzionale rispetto alle scelte espresse. In virtù di questo meccanismo si genera - a favore degli enti che accettano di partecipare alla ripartizione delle quote non espresse - un effetto moltiplicativo che, nel 2007, è stato pari a 2,3. In ragione di tale fattore moltiplicativo, il 5,20% di preferenze espresse per lo Stato e il 39,98% in favore della Chiesa cattolica hanno comportato, ad esempio, la ricezione da parte dei due enti rispettivamente dell'11,95% e dell'85,01% del gettito dell'imposta. Il problema è stato portato all'attenzione del Parlamento italiano nell'ambito di un'interpellanza promossa dal Coordinamento nazionale delle Consulte per la laicità delle istituzioni.[123] Si sostiene, da parte concordataria, che a tale scopo - consacrato nell'articolo 47 terzo comma della legge 20 maggio 1985 n. 222 - tendeva il tenore letterale delle intese intercorse tra Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli il 18 febbraio 1984, ratificate dal presidente Pertini previa autorizzazione parlamentare recata con legge 25 marzo 1985, n. 121: l'attuale disciplina (secondo cui la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse) sarebbe coperta dall'obbligo concordatario sulla previa intesa in ordine alla revisione degli impegni finanziari dello Stato italiano nei confronti della Chiesa cattolica. Ma la medesima legge 121/1985 recava anche il relativo ordine di esecuzione, per cui è da ritenere che con essa si sia esaurita tutta la vicenda formale delle relazioni tra i soggetti di diritto internazionale “Repubblica italiana” e “Santa Sede”. Tutto il resto, a partire dai contenuti della legge 20 maggio 1985 n. 222, appare di stretta pertinenza dell'ordinamento statale: è propriamente nell'ambito della sovranità nazionale decidere in ordine alla destinazione della quota dell'otto per mille relativa alle scelte non espresse da parte dei contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi.[senza fonte] Altri aspetti controversi[modifica | modifica wikitesto]Ulteriori critiche mosse nei confronti dell'8 per mille tanto da organizzazioni religiose che da esponenti del mondo laico, si possono riassumere nei seguenti motivi:
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]Normativa[modifica | modifica wikitesto]
Utilizzo dei fondi[modifica | modifica wikitesto]
Controversie[modifica | modifica wikitesto]
DOVE VA 8 per mille se non si sceglie?L'8 per mille può essere destinato allo stato o a 12 diversi enti religiosi (qui trovi l'elenco completo). Se non si esprime nessuna scelta, la quota di 8 per mille viene ripartita fra lo stato e i diversi enti religiosi in base alle scelte espresse dalle altre persone.
Che differenza c'è tra il 5 per mille e 8 per mille?A differenza dell'8 per mille, che comporta una scelta “confinata” entro una lista ristretta di enti, la destinazione del 5 per mille è assolutamente personale e può essere rivolta ad un'organizzazione, ente o associazione specifica, che il contribuente individua direttamente indicandone il codice fiscale.
Dove va il 5 per mille se non si sceglie?5 per mille: cosa succede se non si effettua una scelta
In questo caso non si trae alcun beneficio a livello economico, perché è bene ricordare che questa è una quota del proprio IRPEF e dunque delle tasse che in tutti i casi bisogna versare. Se non si effettua alcuna scelta, tale quota rimane nelle casse dello Stato.
Dove va il 2 per mille se non si sceglie?Se non si sceglie nessuno, il gettito viene comunque ripartito in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti; un'organizzazione di utilità sociale a cui destinare il 5×1000, tra quelle iscritte nello specifico elenco.
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