La condensa delle caldaie a condensazione è acida

Il principale elemento che conferisce acidità alla condensa di dei fumi di un generatore a condensazione è la CO2 proveniente dalla combustione. Il combustibile, bruciando, genera sostanze residue, per lo più acqua e, appunto, anidride carbonica.

L’acqua, sotto forma di vapore, ha una temperatura elevata al ritorno dall’impianto di riscaldamento e, nei generatori a condensazione, viene sfruttata per preriscaldare il fluido termovettore, facendola raffreddare e, conseguentemente, condensare parzialmente, recuperando quindi parte del calore latente generato dalla combustione. Durante questo processo parte dell’anidride carbonica, sostanza di natura acida, si mescola all’acqua abbassandone il valore di pH fino a circa 4/3,5 e conferendo dunque la tipica acidità ai residui di condensazione.

Tutte le caldaie a condensazione devono essere collegate ad uno scarico della condensa residua di combustione, in accordo con la norma UNI 7129/2015 Parte 5 – Sistemi per lo scarico delle condense (sostituisce la UNI 11071/2003).

Per generatori installati in unità ad uso abitativo con potenza nominale fino a 35 kW, la raccolta dei residui liquidi avviene a valle del generatore e della canna fumaria per convogliarli direttamente nell’impianto fognario. Le condense acide possono causare danni ambientali, essendo esse sostanze inquinanti, motivo per cui normativa e legislazione ne impongono la raccolta e lo smaltimento.

Tuttavia, proprio a causa della loro acidità, tali residui possono portare danni all’impianto di smaltimento fognario arrivando alla corrosione di condotti non adeguati ed omologati per resistere a tale caratteristica, a differenza di quelli realizzati appositamente per la raccolta e il convogliamento.

Nella sopracitata norma UNI viene fatta una prima distinzione affinché lo scarico delle condense avvenga in modo ottimale:

  1. tra l’impianto gas (generatore) e l’impianto di smaltimento condense è necessario evitare che i prodotti combusti (o eventualmente incombusti) possano entrare nell’impianto di scarico delle condense e, successivamente, nella rete fognaria;
  2. a monte della rete fognaria, si devono compensare le eventuali variazioni di pressione nella rete stessa. In caso di depressurizzazione a valle dell’impianto s’incorrerebbe nel rischio di svuotare il sifone di caldaia con conseguente immissione di gas nella rete fognaria andando inoltre ad aumentare la portata termica dell’apparecchio in modo potenzialmente rilevante; viceversa, in caso di pressurizzazione a valle dell’impianto smaltimento reflui, questi rischierebbero, sempre svuotando il sifone di raccolta, di essere spinti all’interno del generatore.

Inoltre la norma prescrive che anche lo smaltimento nella rete fognaria dei reflui domestici delle condense raccolte alla base del sistema di evacuazione dei fumi avvenga utilizzando un opportuno sifone (o dispositivo equivalente) atto a prevenire il ritorno di esalazioni dalla rete fognaria. Tale dispositivo deve:

  1. avere un battente (altezza di posizionamento rispetto all’attacco caldaia, come previsto dal costruttore) almeno due volte maggiore rispetto alla massima prevalenza del ventilatore dell’apparecchio in modo da mantenere la classe di pressione della designazione riportata nella placca del camino/canna fumaria/condotto intubato utilizzato;
  2. impedire la fuoriuscita dei fumi con una contropressione non minore di 100mm di colonna d’acqua.

A livello legislativo, lo scarico di condense nella rete fognaria rientra nell’ambito di applicazione del D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152, e s.m.i. il quale disciplina, nella Parte terza, gli scarichi di qualsiasi tipo, pubblici e privati, diretti ed indiretti, in tutte le acque superficiali e sotterranee, pubbliche e private, nonché in fognature, sul suolo e nel sottosuolo.

In particolare, nel caso di recapito in una fognatura pubblica, prima dell’entrata in funzione dell’impianto centralizzato di depurazione, il Decreto prescrive che le sostanze oggetto degli scarichi debbano avere un pH compreso tra 5,5 e 9,5 (detto limite vale anche nel caso in cui lo scarico venga fatto recapitare in acque superficiali).

I reflui domestici mediamente prodotti da un’unità abitativa sono quantitativamente molto superiori rispetto alle condense acide prodotte da un generatore nel medesimo arco di tempo (ad esempio, una caldaia da 28 kW funzionante a regime ed alla massima potenza, con temperatura media dell’acqua a 35°C comporta una portata di scarico condensa pari a circa 2,5-2,7 litri/ora, equivalenti a circa 3 m3 di acqua di condensa a stagione, contro circa 50 m3 di acque reflue di un’abitazione nel medesimo periodo) ed inoltre possiedono una notevole basicità. Per questo motivo sono “naturalmente” in grado di neutralizzare l’acidità dei liquidi di condensazione, rendendo così possibile lo scarico diretto nella rete fognaria.

Nei casi in cui non sia possibile lo scarico in una rete fognaria o di edifici con destinazioni d’uso “miste” (abitative e non) la norma prescrive di neutralizzare l’acidità delle condense prima della loro immissione nella rete fognaria di smaltimento mediante un neutralizzatore (o passivatore).

GENERATORI CON POTENZA NOMINALE FINO AI 35 kW OBBLIGO DI INSTALLAZIONE DI DISPOSITIVO DI NEUTRALIZZAZIONE
Unità a destinazione d’uso residenziale NO

(lo scarico di condensa va miscelato ai reflui domestici prima dell’immissione nella rete fognaria)

Unità a destinazione d’uso non residenziale (ad esempio: negozi, uffici, etc.) inserite in edifici con destinazione d’uso prevalentemente abitativa NO

(lo scarico di condensa va miscelato ai reflui domestici prima dell’immissione nella rete fognaria)

Canne fumarie collettive in edifici con destinazione d’uso abitativa/prevalentemente abitativa NO

(lo scarico di condensa va miscelato ai reflui domestici prima dell’immissione nella rete fognaria)

Unità a destinazione d’uso non residenziale inserite in edifici con destinazione d’uso non residenziale
se il numero di utenti è <10NO
se il numero di utenti è ≥ 10
(situazione equiparata a installazioni di tipo domestico)

Per lo smaltimento delle condense prodotte da generatori o impianti civili (domestici ed extradomestici e/o costituiti da più apparecchi in batteria o a cascata) di portata termica complessiva superiore ai 35 kW la norma tecnica di riferimento è la UNI 11528/2014 – art. 8, che definisce i principi di corretta realizzazione del sistema di scarico delle condense e fornisce i criteri di valutazione relativi all’installazione del neutralizzatore di condensa per generatori termici a condensazione.

Per quanto concerne le caratteristiche funzionali relative al sistema di scarico delle condense vale quanto detto sopra riguardo i generatori di portata termica inferiore; in generale il collegamento fra apparecchio (o sistema di evacuazione dei fumi) con l’impianto smaltimento acque reflue domestiche deve:

  1. impedire l’utilizzo delle condense prodotte da parte dell’utenza;
  2. realizzare una disgiunzione ispezionabile tra l’apparecchio (o il sistema di evacuazione dei fumi) e l’impianto smaltimento acque reflue domestiche;
  3. essere privo di strozzature che potrebbero limitare il corretto deflusso;
  4. evitare il congelamento dell’eventuale liquido in esso contenuto nelle condizioni di funzionamento previste.

L’obbligatorietà o meno di installazione di un neutralizzatore delle condense viene definita secondo due casi:

  1. impianti con portata termica termica ≥ 200 kW: sempre obbligatorio;
  2. impianti con portata termica termica compresa tra i 35kW e i 200 kW:
    • per applicazioni residenziali si fa riferimento al numero di appartamenti serviti dall’impianto;
    • per applicazioni non residenziali si fa riferimento al numero di utilizzatori;
    • per applicazioni miste è necessario trasformare il numero di appartamenti in utilizzatori equivalenti o viceversa (per esempio 2 appartamenti equivalgono a 20 utilizzatori).

Per la valutazione nell’ambito del secondo caso è riportata nella norma una tabella di riferimento dalla quale si evince in maniera semplificata la necessità di installazione di un dispositivo passivatore:

La condensa delle caldaie a condensazione è acida

Area A: neutralizzazione non necessaria

Area B: neutralizzazione necessaria

  1. L’esempio contrassegnato con il n. 1 riguarda un edificio abitativo con 3 appartamenti servito da un impianto a condensazione con portata termica di 75 kW; l’incrocio dato dalla proiezione sulla tabella dei due valori ricade all’interno dell’area A, pertanto, in questo caso, non vi è obbligo d’installazione di dispositivo neutralizzatore.
  2. L’esempio contrassegnato con il n. 2 riguarda un edificio non abitativo con 45 utilizzatori servito da un impianto a condensazione con portata termica di 160 kW; l’incrocio dato dalla proiezione sulla tabella dei due valori ricade all’interno dell’area B, in questo caso, dunque, vi è obbligo d’installazione di dispositivo neutralizzatore.

Il neutralizzatore, o passivatore, è, generalmente, un filtro a carbone attivo alcalino in grado di trattenere gli ioni responsabili dell'acidità della condensa; più specificamente si tratta di un dispositivo che va installato lungo il condotto di convogliamento delle condense verso lo scarico fognario, tra il sifone di raccolta e il punto di immissione nel sistema di smaltimento. Nella maggior parte dei casi si tratta di un filtro in materiale plastico, resistente alla corrosione e dimensionato secondo la potenza del generatore (tenendo dunque conto della presunta produzione di condensa di combustione), contenente una carica di carbonato di calcio (CaCO3) in grado di virare l’acidità del liquido di condensazione che lo attraversa portandone il valore di pH entro i limiti stabiliti dalla legislazione.

Tali dispositivi hanno, generalmente, una manutenzione stagionale o annuale che prevede la sostituzione della carica neutralizzante e la verifica/pulizia degli elementi di raccordo, fissaggio e di chiusura.

Indipendentemente dalle dimensioni dell’impianto e dal numero di persone che lo utilizzano la condensa deve essere necessariamente smaltita nel rispetto dei regolamenti locali ed il sistema di evacuazione deve essere realizzato secondo le specifiche del costruttore del generatore. Nei casi in cui le condense non vengono scaricate insieme alle acque reflue (possibilità contemplata dalla norma UNI 7129/2015), è necessaria l'installazione di un neutralizzatore.

Perché la condensa delle caldaie a condensazione è acida?

Le caldaie a condensazione producono acqua acida con un PH di 3,5/4 a causa della presenza di anidride carbonica nei fumi di combustione del gas metano.

Perché la condensa è acida?

Il principale elemento che conferisce acidità alla condensa di dei fumi di un generatore a condensazione è la CO2 proveniente dalla combustione. Il combustibile, bruciando, genera sostanze residue, per lo più acqua e, appunto, anidride carbonica.

Quanta acqua acida produce una caldaia a condensazione?

Quanta acqua produce una caldaia a condensazione? Una efficiente caldaia a condensazione produrrà circa 2 litri di acqua di condensa all'ora ad una temperatura di circa 30-40 ° C. Questo deve essere smaltito in modo sicuro, all'interno del sistema di acque reflue degli edifici.

Cosa fare con l'acqua della caldaia a condensazione?

Per neutralizzare l'effetto corrosivo dell'acqua di condensa prodotta dalla tua caldaia a condensazione occorre installare un neutralizzatore di condensa. Questo apparecchio abbassa il PG dell'acqua da 5-6 finio a livelli non più corrosivi.