Raccolta di aforismi, frasi celebri, favole e proverbi sulle rane e i ranocchi (o le ranocchie). Nel linguaggio comune, con il nome di "rana" si indicano varie specie di anfibî anuri (rane, rospi e raganelle). Ecco una bella descrizione di Carlo Lapucci sulla rappresentazione simbolica della rana e del rospo nell'immaginario umano: "Essere misterioso e complesso, la rana ha colpito la fantasia dell’uomo con la sua permanenza invernale sotto il fango e la ‘resurrezione’ primaverile, con la strabiliante metamorfosi da uovo a girino a rana, col suo vivere sulla terra e nell'acqua e poi con i salti sorprendenti, il canto e la sua trasmigrazione dal mondo della morte a quello della vita. Non bella, ma elegante, viscida, agilissima, la rana rimane simpatica per gli occhi sporgenti, curiosi, la vivacità, la mitezza, tanto che puo` considerarsi una delle figure più note delle acque interne. Anche nella simbologia e nelle metafore ora viene considerata un essere schifoso, demoniaco, ora è collegata al ciclo delle acque, della luna, fatta simbolo di resurrezione, di fecondità. [...] La rana è simbolo di varie cose: della curiosità (in quanto sta a fior d’acqua, mettendo fuori gli occhi per vedere cosa accade), della fecondità (per la sua grande prolificità), della luna (in quanto canta nelle notti di plenilunio e chiama la pioggia governata dalla luna), della pioggia (che appunto chiama o annuncia col suo canto) e infine della resurrezione (in quanto riaffiora dalla terra a primavera, uscendo dal letargo)". [...] Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui rospi, le lucertole, i serpenti e i camaleonti. [I link sono in fondo alla pagina].
Qui non si canta al modo delle rane / Qui non si canta al modo del poeta / Che finge, immaginando, cose vane; / Ma qui risplende e luce ogni natura / Che a chi intende fa la mente lieta. Cecco d'Ascoli (Francesco Stabili di Simeone), L'Acerba, 1476 (incompiuto) Nel vecchio stagno / una rana si tuffa. / Rumore d'acqua. Matsuo Bashō, Haiku, XVII sec. Scarsa lungimiranza dei re! Nei vecchi tempi, la loro più grande paura era di essere trasformati in ranocchi. Risultato: tutti i re sono spariti. I ranocchi, invece, sempre più belli e più grossi che è un piacere guardarli. Romano Bertola, Le caramelle del diavolo, 1991 La ragazza baciò il ranocchio e divenne una rana. Le rane possono anche strepitare più dei tori, ma non sanno tirare l'aratro nel campo né girare la ruota del torchio, e con la loro pelle non si fanno scarpe. Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926 Non sempre dove c'è acqua ci sono rane, ma là dove si sentono gracidare le rane c'è acqua. Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833 (postumo) Se una rana si tuffa in una pentola d'acqua bollente, salta subito fuori perché avverte il pericolo. Ma se si tuffa in una pentola d'acqua tiepida, che viene portata lentamente a ebollizione, non si
muove affatto, rimane lì anche se la temperatura continua a salire. E alla fine muore bollita, se qualcuno non la salva. Il nostro sistema nervoso collettivo è come quello della rana: serve una scossa improvvisa perché ci rendiamo conto del pericolo. Se invece ci sembra graduale, anche se arriva velocemente, restiamo seduti senza reagire. Gli oratori sono simili alle rane: queste, infatti, gracidano nell'acqua; quelli presso la clessidra del tribunale. Gorgia, Frammenti, V-IV sec. a.e.c. Se la rana volasse non sprecherebbe il culo a saltare! C'è gente che incanta le belle addormentate per mangiarsele come rane. La sola cosa di cui sono veramente sicuro è che noi siamo della stessa stoffa delle altre bestie; e se abbiamo
un'anima immortale, bisogna che ve ne sia una anche negli infusori che stanno nel retto delle Parlo spesso di una rana, e ogni volta tutti si mettono a ridere. Ma una rana è molto interessante. E per giunta siede come noi, lo sapete. Però non pensa di fare assolutamente niente di speciale. Mentre può darsi che voi, quando entrate nello zendo e sedete in meditazione, crediate di fare qualcosa di straordinario. [...] Dovete
sempre essere come una rana. Ecco il vero zazen. Il Signore disse a Mosè: "Va' a riferire al faraone: Dice il Signore: Lascia andare il mio popolo perché mi possa servire! Se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutto il tuo territorio con le rane: il Nilo comincerà a pullulare di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto, nella casa dei tuoi ministri e tra il tuo
popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. Contro di te e contro tutti i tuoi ministri usciranno le rane". Un leone, avendo sentito gracidare una rana, si voltò in direzione della voce, pensando che si trattasse di qualche grosso animale. Dunque, avendo atteso per un po’, quando la vide uscire dalla palude, avvicinatosi, la schiacciò dicendo: «Perbacco, sei così piccola e strilli tanto?». La favola si addice all’uomo che, oltre a fare
interminabili chiacchiere, non è capace di null’altro. Il debole quando vuole uguagliare il potente muore. Una rana vide in un prato un bue e, rosa dall’invidia per tanta grandezza, gonfiò la pelle rugosa; interrogò, poi, i suoi figli per sapere se fosse più grande del bue. Quelli negarono. Di nuovo, con grande sforzo si gonfiò e, come prima, chiese chi fosse più grande. I figli risposero il bue. Infine infuriata, quando volle
con tanto vigore gonfiarsi, giacque con il corpo squarciato. Uno scorpione chiede a una rana di lasciarlo salire sulla sua schiena e di trasportarlo sull'altra sponda di un fiume; in un primo momento la rana rifiuta, temendo di essere punta durante il tragitto, ma lo scorpione argomenta in modo convincente sull'infondatezza di tale timore: se la pungesse, infatti, anche lui cadrebbe nel fiume e, non sapendo nuotare, morirebbe insieme a lei. La rana,
allora, accetta e permette allo scorpione di salirle sulla schiena, ma a metà strada la punge condannando entrambi alla morte; quando la rana chiede allo scorpione il perché del suo gesto insano, questi risponde: "È la mia natura". Uno scorpione voleva attraversare un fiume e chiese a una rana di portarlo. No – disse la rana – no grazie, se ti portassi sul dorso tu potresti pungermi e la puntura dello scorpione è mortale. Ma –
disse lo scorpione – dov'è la logica (gli scorpioni cercano sempre di essere logici), se io ti pungessi, tu moriresti e io affogherei... La rana si convinse e lasciò che lo scorpione le salisse sul dorso. Ma proprio nel bel mezzo del fiume la rana sentì un dolore terribile e si rese conto immediatamente che lo scorpione l'aveva punta. E la logica? – gridò la rana incominciando a discendere verso il fondo insieme allo scorpione – non è logico quello che hai fatto! Lo so – disse lo scorpione – ma
non posso farci nulla: è la mia natura. Una rana nera nera sulla rena errò una sera, una rara rana bianca sulla rena errò un po' stanca. Scioglilingua Proverbi sulla Rana
Il gracidare delle
rane non impedisce all'elefante di bere. La rana minaccia, ma non parte in battaglia. Proverbio africano Non c'è gracidare di rane senz'acqua. Proverbio africano La rana non si ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive. Proverbio Sioux Note
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