Chi è nato prima gesù o maometto

Quale status pu� essere assegnato all’Islam dalla teologia cristiana? Si tratta di una religione rivelata o di una religione naturale? Secondo la teologia cristiana, gli esseri umani si suddividono come segue. Alcuni fanno parte dell’Alleanza detta di No�: grazie a quest’alleanza gli uomini possono prendere coscienza della legge di natura, formandosi un’idea del divino nell’ambito delle religioni che chiameremo pagane. All’interno di quest’umanit� comune, Dio ha �scelto� un uomo, Abramo, con la cui �casa� ha stipulato un’alleanza, ripresa e ampliata da quella accordata a Mos� nel nome del popolo che Dio si �crea� ai piedi del monte Sinai. Infine, Dio, per mezzo del suo Verbo incarnato venuto come �Messia� d’Israele, istituisce una �Nuova Alleanza�, capace di estendersi all’umanit� intera. Ma come si colloca l’Islam all’interno di questa classificazione? La difficolt� e l’imbarazzo che provano cristiani ed ebrei nell’assegnarlo al gruppo delle religioni naturali nasce dal fatto che esso proclama di credere in un solo Dio, eterno, onnipotente, creatore, misericordioso. Sembra qui di riconoscere il primo dei Dieci Comandamenti trasmessi a Mos�, ma c’� una differenza sostanziale: il Dio dell’Esodo si presenta come il liberatore del proprio popolo in una particolare situazione storica. Nel Corano, invece, la storia non esiste. La professione di fede islamica � all’apparenza simile al primo articolo del Credo cristiano: �Credo in un solo Dio onnipotente, creatore del Cielo e della Terra�. Ma il Dio cristiano � chiamato Padre e ha con gli esseri umani un rapporto personale e di reciprocit�. Aquesto punto posso formulare la mia tesi teologica: l’Islam � la religione naturale del Dio rivelato. Anche i musulmani sono convinti di aver ricevuto una rivelazione. Essa � concepita come la trasmissione di un testo preesistente: in tale trasmissione il profeta non svolge alcun ruolo attivo, ma si limita a ricevere una serie di brani, ripetuti come sotto dettatura.Adifferenza della Bibbia, che per gli ebrei � �ispirata � da Dio, il Corano � increato. Esso � la parola increata di Dio.

L’idea di una rivelazione progressiva � estranea all’Islam. Il messaggio divino � instillato gi� nel primo uomo, Adamo, il primo profeta; semplicemente, gli uomini dimenticano il messaggio e si rende necessaria una ripetizione. Maometto � l’ultimo inviato ed � il riformatore definitivo. La sola prospettiva dalla quale � possibile contemplare la storia � rappresentata dalla legge del trionfo degli inviati e dall’annientamento di coloro che ad essi si sono opposti. Una caratteristica comune delle religioni naturali � l’evidenza di Dio o del divino in ogni luogo. L’Islam, che viene rappresentato come la religione della fede per eccellenza, non ha affatto bisogno della fede per credere, o, piuttosto, per constatare l’evidenza di Dio. Comeper i Greci e i Romani, la contemplazione del cosmo, della creazione, � sufficiente di per s� per avere la certezza, prima di ogni ragionamento, che Dio o il divino esistono, di modo che il fatto di non credere diventa un segno di insensatezza che esclude il non credente dalla compagine umana. Dio ha dato agli uomini una legge attraverso un patto unilaterale: si tratta di una legge che nulla ha in comune con quella del Sinai, che fa di Israele l’interlocutore di Dio, n� con quella dello Spirito di cui parla San Paolo. La legge dell’Islam � una legge esterna all’uomo che esclude in modo categorico l’imitazione di Dio qual � suggerita dalla Bibbia: dall’uomo si pretende soltanto che rimanga entro i termini stabiliti da Dio nella sua parola increata e nella sunna, la tradizione autentica. Qualunque desiderio di superare questi limiti � visto con sospetto. Ritroviamo qui alcune norme dell’etica pagana, n� questo deve stupire: l’ascetismo � estraneo allo spirito dell’Islam. La civilt� islamica � una civilt� della bona vita: essa offre una vastagamma di piaceri. La predestinazione, come l’intende l’Islam, non � lontana dal sentimento antico del fatum. Naturalmente, il musulmano riconduce tali vantaggi alla perfezione della sua Legge, la quale � moderata, pi� adatta alla natura umana di quanto non lo sia quella dei cristiani e pi� mite di quella degli ebrei. Una simile moderazione, che viene chiamata �facilitazione (o agevolazione) della religione�, � citata per dimostrare la bont� dell’Islam, e rende ancor pi� difficilmente scusabile il fatto di non accettarlo. Non c’� un peccato originale; non esiste un inferno eterno, per il credente.

Due fatti hanno sempre stupito i cristiani: la difficolt� di convertire imusulmani e la solidit� della loro fede, persino tra le persone pi� superficialmente religiose. Per il musulmano, diventare cristiano � un’assurdit�: in primo luogo perch� il Cristianesimo � una religione del passato, da cui l’Islam ha preso il meglio sorpassandola. Tuttavia, se approfondiamo, il Cristianesimo gli sembra innaturale. Le esigenze morali di questa religione gli paiono insuperabili per le capacit� umane. Il dogma trinitario lo mette a disagio: teme di esporsi al širk, il peccato imperdonabile consistente nell’associare a Dio altre divinit�. Sospetta che il Cristianesimo sia una religione misterica (ed egli condanna i misteri), di conseguenza irrazionale. Ebbene, l’Islam si considera una religione razionale, anzi, la sola religione razionale. In quest’affermazione vi � qualcosa di minaccioso, dal momento che, se la ragione � ci� che caratterizza la natura umana, seguire l’irrazionalismo cristiano equivale a porsi al di fuori della razza umana. In fatto di tolleranza, dunque, gli Stati musulmani non possono garantire, in senso stretto, la reciprocit� che pretendono dagli Stati cristiani: i cristiani che la reclamano non fanno altro che dimostrare la propria ignoranza in materia di Islam. Vorrei mettere in evidenza tre tratti specifici che riguardano il mondo interiore, l’essenza di questa religione. Il primo consiste nella negazione della natura nella sua stabilit� e nella sua consistenza. Non esistono leggi naturali: atomi, accidenti e corpi non durano che per un istante e sono creati ad ogni istante da Dio. Non esiste una relazione di causalit� tra due eventi: esistono soltanto �abitudini� di Dio. Il giorno coincide solitamente con la presenza del sole, ma Dio pu� cambiare le proprie abitudini e far risplendere il sole nel bel mezzo della notte: il miracolo non corrisponde dunque a una sospensione delle leggi di natura, ma a un cambiamento nelle abitudini di Dio. Il principio di causalit� � abolito, di conseguenza tutto pu� accadere. Agli occhi degli occidentali, il cosmo musulmano sembra privo di stabilit�: non si distingue pi� il confine tra realt� e sogno.

Il secondo tratto, come abbiamo visto, � rappresentato dalla negazione della storia. La Bibbia racconta una storia; la rivelazione procede a tappe. Dio interviene nella storia con parole e atti il cui ricordo � conservato dalla tradizione e da un libro ispirato, continuamente suscettibile di nuove interpretazioni. Il Corano, invece, � increato: non esiste quindi alcun magistero interpretativo. Il senso della storia che ne deriva � quello di una ripetizione indefinita della stessa lezione. Il terzo tratto riguarda la virt� religiosa. Si tratta di una virt� morale che si ritrova sia nelle religioni naturali che in quelle rivelate. Essa governa la piet�, la preghiera, l’adorazione, i sacrifici e gli atti consimili. Ebbene, se si rifiuta al Corano lo status di autentica rivelazione, pare difficile evitare di definire la fede musulmana come una forma particolare di virt� religiosa. Ora possiamo comprendere meglio il nostro problema iniziale, rappresentato dal malinteso che attende al varco il cristiano quando questi si avvicina all’Islam. Il cristiano � colpito dallo slancio religioso che il musulmano manifesta nei confronti di un Dio che riconosce, volente o nolente, come suo Dio; tuttavia egli non si identifica n� in questo Dio �separato � n� nel rapporto che il musulmano ha con lui. Il cristiano � abituato a distinguere l’adorazione dei falsi d�i, cui d� il nome di idolatria, dall’adorazione del vero Dio, che egli chiama vera religione. Per trattare convenientemente con l’Islam, occorrerebbe fabbricare un nuovo concetto difficile da pensare: idolatria del Dio di Israele. L’Islam, che attraversa una fase di crescita, non sembra essere attratto dal Cristianesimo pi� di quanto non lo sia stato in passato. Viceversa, i cristiani sono attratti dalla religione musulmana, e possono persino essere tentati di convertirsi ad essa. Quando nelle nostre librerie diamo un’occhiata alla letteratura favorevole all’Islam, per lo pi� opera di preti cristiani, osserviamo che l’attrattiva che questa religione esercita nasce da pi� sentimenti. Una certa critica della nostra modernit� liberale, capitalista, individualista e competitiva � affascinata dalla civilt� musulmana tradizionale, alla quale attribuisce caratteri del tutto opposti, come la stabilit� delle tradizioni, lo spirito comunitario, il calore nei rapporti umani. Questi ecclesiastici, disorientati a causa del raffreddarsi della fede e della pratica del culto nei Paesi cristiani— e in special modo in Europa—ammirano la devozione dei musulmani. Sono convinti che credere in qualcosa sia meglio che non credere in nulla, e si convincono che, dal momento che quelle persone credono, esse credano pressappoco nelle stesse cose in cui credono loro, non rendendosi conto di confondere la fede con la religione. Si rallegrano, inoltre, nel constatare l’alta considerazione di cui nel Corano godono Ges� e Maria, senza riflettere sul fatto che, rispetto ai Vangeli, quel Ges� e quella Maria hanno in comune soltanto il nome. Tale aspetto � particolarmente grave, perch� disturba le relazioni tra cristiani ed ebrei. In questa prospettiva, infatti, i musulmani sembrano �migliori� degli ebrei, dal momento che onorano Ges� e Maria — cosa che gli ebrei non fanno. In tal modo si paragonano �simmetricamente� Islam e religione ebraica, con l’Islam che ne esce avvantaggiato.Maanche gli ebrei fanno un simile confronto tra il Cristianesimo e l’Islam, e ancora una volta � quest’ultimo a risultare vincitore, dal momento che esprime un monoteismo che pone meno problemi di quello cristiano.

Tuttavia, i cristiani non possono accettare una simile �simmetria� e la Chiesa cattolica l’ha espressamente condannata: se l’accettasse, rinnegherebbe la propria derivazione da Abramo e da Israele; rinuncerebbe all’eredit� davidica del Messia e trasformerebbe il Cristianesimo in un messaggio atemporale, tagliato fuori dalle proprie radici e dalla propria storia. In tal caso, il Vangelo si trasformerebbe in un altro Corano e si scioglierebbe nell’universalismo espresso dal libro dell’Islam. Ecco perch� occorrerebbe espungere dal lessico cristiano contemporaneo espressioni pericolose come �le tre religioni abramitiche �, �le tre religioni rivelate� e persino �le tre religioni monoteistiche� (anche perch� ce ne sono ben pi� di tre). La pi� falsa di tutte queste espressioni � �le tre religioni del Libro�, perch� essa non significa che l’Islam si rif� alla Bibbia, bens� che � prevista, per cristiani, ebrei, sabei e zoroastriani, una speciale categoria giuridica: essi sono la �gente del Libro�, che ha diritto di elemosinare lo status di dhimmi, avendo salva la vita e i beni e scampando alla morte e alla schiavit� cui sono destinati i kafir, i pagani. Il fatto che simili espressioni siano usate con tanta facilit� � un segno che il mondo cristiano non � pi� in grado di distinguere chiaramente tra la propria religione e l’Islam. Siamo forse tornati ai tempi di San Giovanni Damasceno, quando ci si domandava se l’Islam non fosse una forma come un’altra di Cristianesimo? Non si pu� escludere che sia cos�. Per lo storico, non c’� nulla di nuovo: quando una Chiesa non sa pi� in cosa crede, n� perch� crede, scivola verso l’Islam senza nemmeno rendersene conto.

ALAIN BESAN�ON

Storico e membro dell’Accademia delle Scienze Morali e Politiche di Francia

Quando è nato il profeta Maometto?

Fondatore della religione e dello stato musulmano, nato alla Mecca fra il 570 e il 580 d. C., morto a Medina il lunedi 8 giugno 632.

Qual è il vero nome di Gesù?

Gesù è un adattamento del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshua in italiano Giosuè), che significa "YHWH è salvezza" o "YHWH salva". Secondo la tradizione cristiana, le principali fonti testuali relative a Gesù sono i quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni).

Chi c'era prima di Maometto?

La penisola arabica, prima di Maometto, era abitata prevalentemente da nomadi suddivisi in famiglie, le quali formavano a loro volta dei clan e delle tribù, spesso in lotta tra di loro.

Come è nato Maometto?

Maometto (circa 570-632) nacque alla Mecca nel 570 circa. Rimase presto orfano dei genitori e venne cresciuto dai parenti più prossimi, la sua famiglia si occupava di trasporto carovaniero e ben presto Maometto dovette guadagnarsi da vivere impegnandosi in questa professione.