Com è difficile trovare l alba dentro l imbrunire significato

Com è difficile trovare l alba dentro l imbrunire significato
Può una semplice frase dire più di una serie di conferenze, più di un trattato di filosofia?

Ci è riuscito Franco Battiato con le parole conclusive del brano “Prospettiva Nevskij”. Battiato dice che ovunque e in qualunque momento nulla si può considerare perduto, che c’è sempre una rinascita, un “oltre”.

C’è chi sostiene che Battiato si sia ispirato a George Ivanovitch Gurdjieff quando parla del Maestro, ma preferisco pensare ad un percorso fatto di studio ed esperienza e lunga meditazione, per arrivare alla conclusione che non è impossibile trovare un inizio dentro la fine.

Com è difficile trovare l alba dentro l imbrunire significato

Battiato non ci da la soluzione ma la speranza, il “Maestro” non spiega come trovarla ma ci fa capire che possiamo arrivarci, con impegno e perseveranza, che nei momenti dove tutto sembra essere perduto vi è una rinascita.

E’ dunque importante essere consapevoli che nelle tenebre possiamo trovarci la luce, che la vita può essere scorta nella morte stessa. Un faticoso percorso di ricerca ci porta ha una nuova consapevolezza ed a un livello di vita superiore.


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Com è difficile trovare l alba dentro l imbrunire significato

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…e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.

…e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.

Prospettiva Nevski, “un vento a trenta gradi sotto zero incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili a tratti come raffiche di mitra disintegrava i cumuli di neve.”

Franco Battiato, in poche parole, ci trasmette la paura ed il senso di sperduta desolazione che ci può prendere quando tutto sembra andare per il verso sbagliato.

In SDI, ogni giorno da trent’anni, tornando a casa la sera, sappiamo che l’indomani l’alba tornerà e ci saranno nuove opportunità per fare bene il lavoro che ci siamo scelti: aiutare le imprese a crescere, grazie alle competenze delle persone che vi lavorano.

In questo Natale, dove in troppi vedono solo la notte, auguriamo a tutti di cambiare prospettiva e dedicare ogni propria speranza e capacità alla ricerca dell’alba che tornerà.

Ma la luce del sole riuscirà a riscaldare solo chi saprà prepararsi BENE PRIMA.

 Contattaci per prepararti al meglio.

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Buon Natale e buona alba del 2021 da tutti i professionisti di 

SDI Soluzioni d’Impresa srl

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«E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare / L’alba dentro l’imbrunire». La strofa finale di Prospettiva Nevski scritta da Franco Battiato in sodalizio con il violinista Giusto Pio (1980), ieri ha fatto da refrain nel tributo collettivo all’immenso artista siciliano, scomparso a 76 anni nella sua villa di Milo sulle pendici dell’Etna e con lo sguardo a perdita d’occhio verso lo Ionio. Un’ondata emotiva con pochi precedenti, forse pari solo a quelle suscitate per De André e Dalla. Tra i primi a citare Prospettiva Nevski, è stata l’editrice Elisabetta Sgarbi, grande amica di Battiato, che ha scritto su Twitter: «Mi hai insegnato a cercare l’alba dentro l’imbrunire. Oggi è difficile ma per te ci proverò». Una frase bellissima - come sempre i testi del Nostro e basti pensare all’impareggiabile La cura del ’96 - che proietta quanti l’ascoltano nelle infiammate atmosfere rivoluzionarie di San Pietroburgo (cercate su YouTube il video dell’85 in cui il brano è cantato da Alice o il duetto tra lei e il suo mentore del 2016, entrambi da brividi).

Ma «l’alba dentro l’imbrunire» è altresì valido in diversi contesti e stagioni. Può evocare, per esempio, «il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà» formulato nel 1920 da Antonio Gramsci, che a sua volta riprese una definizione dello scrittore francese Romain Rolland, orientalista ed esperto di letteratura russa e di musica, con una propensione per Stravinskij, cui Hesse dedicò la prima parte di Siddhartha. Noi personalmente la scegliemmo come incipit di una «Lezione di Storia» della Laterza intitolata La scoperta del Sud a partire da «Cristo si è fermato a Eboli» di Carlo Levi (Petruzzelli 2018), perché nel legame del pittore, scrittore e medico ebreo torinese con il Sud, tutto si tiene e in effetti si crea «tra albe e tramonti», per dirla con il ciclo fotografico che nel 1982 il fotografo Luigi Ghirri avrebbe dedicato alla Puglia.

Prospettiva Nevski evoca – con la vena zen e il candore fuori dal mondo del cantautore più proteso a Levante – un crepuscolarismo non rassegnato, l’indomito infuriare contro il morire della luce espresso dal poeta gallese Dylan Thomas nella poesia Non andartene docile in quella notte buona. E lo stesso Igor Stravinskj, citato nel testo di Battiato, avrebbe scritto una composizione in morte di Thomas. Ecco, il catanese Battiato è stato partecipe di una storia più larga e più umana del suo stesso genio musicale, autentico protagonista di un Sentimiento Nuevo anche per il nostro Sud: «Ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo...».

Laddove la «questione meridionale» era magnetizzata dal Nord e da un secolare complesso d’inferiorità verso la stella polare dello sviluppo, ormai da alcuni decenni il Mezzogiorno più consapevole di sé individua quali riferimenti essenziali altri Sud o un immaginifico Oriente, praticando ibridi linguistici, musicali e simbolici. Così la Storia, la «grande improvvisatrice» di cui parlava il medievista pugliese Cinzio Violante, capovolge la geografia, e viceversa. Nel sincretismo mediterraneo che ritroviamo in esperienze artistiche e filosofiche assai differenti si cela un decisivo cambio di passo: il cinema di Angelopoulos e Martone, i libri di Predrag Matvejević e Franco Cassano, l’arte di Paladino e Kounellis, la musica di De André e Battiato, appunto. Il vecchio Sud finisce paradossalmente lungo il Corso Neva di San Pietroburgo o vagando per i campi del Tennessee («Come vi ero arrivato, chissà»).

La nostra generazione scoprì Battiato nel raduno della controcultura di Parco Lambro a Milano nel 1975: tette al vento e tanta musica pop rock o chissà, una sorta di Woodstock meneghina. Qualche anno dopo scocca L’era del cinghiale bianco, poi il ciclone dei brani de La voce del padrone. Erano i tempi dei cantautori impegnati (Gaber, Guccini, De Gregori, Dalla, Venditti), tuttavia Battiato citava Leopardi e Pascoli, Proust e Guénon. Era già un compositore esoterico, un pensatore sciamanico, un alchimista rispetto alla crisi della Ragione, in controtendenza rispetto al ribellismo marxisteggiante che andava per la maggiore. La svolta eremitica si radicalizzerà in seguito grazie all’incontro con il filosofo conterraneo e «adelphiano» Manlio Sgalambro, che secondo Massimo Cacciari in fondo non ha giovato al cantautore: «Sgalambro era uno schopenhaueriano e questo filone sostanzialmente pessimistico un po’ ha fatto perdere a Battiato quella vena di dissacrazione, la carica ironica, a volte anche assolutamente scanzonata».

Ricordiamo il giudizio netto di un nostro giovane amico nei primi anni Ottanta: «Ma che inseguite le canzonette, Battiato ha studiato con Karlheinz Stockhausen e conosce John Cage». Vero. Era un musicista colto, tenace, sempre in cerca dell’essenziale. Pure il cinema entra nel suo orizzonte dal 2003 in avanti con prove radicali da regista quali Perdutoamor, Musikanten, Niente è come sembra, La sua figura (dedicato a Giuni Russo) o Auguri don Gesualdo, documentario sulla vita di Bufalino. Intanto il film-maker barese Mario Tani e Giuseppe Pollicelli firmano nel 2013 Temporary road – (Una) vita di Franco Battiato.

Invitammo Franco Battiato in una rassegna ideata insieme a Silvio Danese e Pier Giorgio Carizzoni, «Frontiere – La prima volta», nel 2011 a Bari. Venne a presentare un suo libro-dvd, ma il giorno dopo non andò via, fermandosi ad ascoltare il concerto di Antony and the Johnsons concepito per «Frontiere» con l’orchestra del Petruzzelli. Era mosso da una curiosità inesausta, che nel caso di specie due anni dopo avrebbe dato vita all’album Del suo veloce volo, contenente i pezzi eseguiti dai due artisti e da Alice nel concerto del 2 settembre 2013 all’Arena di Verona. La voce d’angelo di Antony, star androgina di un mondo nirvanico, in accoppiata con Battiato, guru sufico o derviscio cantante (nonostante una breve e tempestosa esperienza come assessore regionale siciliano).

Fino a poco prima di ammalarsi, Battiato è stato in grado di tenere il palco con un carisma mistico e sensuale, una mimica icastica persino stando seduto, sempre elegantissimo, empatico eppur «assente», una voce siderea giunta da «mondi lontanissimi». E ti vengo a cercare, Bandiera bianca, Voglio vederti danzare, per non dire di Cuccurucucu e Centro di gravità di permanente... Quanto ci mancherai, Maestro.

Com è difficile trovare l alba dentro l imbrunire significato

Com'è difficile trovare l'alba all imbrunire?

“…e il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire” Quando penso a Franco Battiato la prima cosa che mi viene in mente è un insegnamento paterno; di quelli che vengono compresi pienamente col tempo.

Cosa significa il mio maestro mi insegno com'è difficile trovare?

Il maestro ci insegna come è difficile dunque trovare questa luce nelle tenebre. Ma è appunto difficile quindi non impossibile. Battiato più volte ci ha fatto riflettere sull'attraversamento del bardo, sul passaggio che secondo lui da una vita poi può condurci in altre delle quali non ne ricordiamo poi le esistenze.