Far tornare il ciclo dopo anoressia

Sono molte le donne che soffrono di amenorrea, cioè quella condizione caratterizzata dall’assenza del ciclo mestruale. I fattori scatenanti possono essere vari, ed è importante individuarli per potere seguire la terapia più adatta, che in molti casi vede nell’alimentazione un ruolo chiave, sia a livello di prevenzione sia per facilitare la ricomparsa del ciclo.

I tipi di amenorrea e le loro cause

L’amenorrea si suddivide in due macrocategorie:

  • Amenorrea primaria, quando una donna che ha più di 16 anni di età non ha mai avuto la comparsa del ciclo mestruale
  • Amenorrea secondaria, quando una donna che prima aveva un ciclo regolare smette di averlo per più di tre mesi.

Ci sono delle fasi della vita in cui è normale che una donna non abbia il ciclo mestruale (gravidanza, allattamento, menopausa…) ma, al di là di queste cause fisiologiche, ci sono altre situazioni che determinano lo stato di amenorrea:

  • Anomalie congenite dell’apparato riproduttivo (che possono essere cause di amenorrea primaria)
  • Alterazioni della mappa cromosomica (per esempio nel caso della sindrome di Turner)
  • Insufficienza ovarica
  • Squilibri ormonali (sindrome dell’ovaio policistico, problematiche alla tiroide)
  • Uso di alcuni farmaci (antidepressivi, chemioterapici…)
  • Amenorrea ipotalamica (dovuta a diete restrittive, perdite di peso importanti, esercizio fisico eccessivo)

Diagnosi e trattamento

Per potere scegliere il trattamento più adatto è fondamentale capire qual è la causa che ha portato, nel singolo caso specifico, alla scomparsa del ciclo mestruale. Il primo step da intraprendere è quello di iniziare l’iter diagnostico per escludere possibili cause genetiche o malformazioni (visita ginecologica, ecografia vaginale, addominale ecc.), quindi si procede con esami ematochimici che prevedono dosaggi ormonali specifici e l’isteroscopia, che indaga la presenza di patologie della cavità uterina. A seconda dei risultati, il medico curante valuterà la terapia più adatta, farmacologica o meno.

Il ruolo dell’alimentazione

L’alimentazione purtroppo non può agire su un’amenorrea dovuta a difetti anatomici o genetici, ma gioca un ruolo chiave quando le cause sono la PCOS (sindrome da ovaio policistico) e l’amenorrea ipotalamica.

Nel caso della sindrome da ovaio policistico è bene rivolgersi a un nutrizionista che elabori una dieta a basso carico glicemico (incrementando il consumo di verdura, cereali integrali, legumi e degli alimenti naturalmente ricchi di fibra e abbinando i cibi in modo da controllare la glicemia) e che consenta di mantenere un peso corporeo adeguato, mentre nel caso dell’amenorrea ipotalamica bisogna agire cercando di fare recuperare alla donna un rapporto sereno con il cibo, seguendo una dieta bilanciata ma priva di restrizioni eccessive che, in questo caso, non farebbero altro che peggiorare la situazione.

Amenorrea ipotalamica: cos’è?

Questo tipo di amenorrea è tra le più diffuse ed è conseguente a una situazione di stress molto elevata, che si riflette più o meno indirettamente sulla produzione degli ormoni sessuali. Sotto stress, infatti, le ghiandole surrenali producono cortisolo (ormone dello stress) e, essendo queste ghiandole collegate all’ipotalamo, ecco che anche quest’ultimo ne risente. Anche la tiroide può influenzare negativamente l’ipotalamo (per esempio dopo una dieta sbilanciata), con la conseguenza che l’ipotalamo non riuscirà a stimolare bene le gonadi, responsabili della produzione degli ormoni sessuali. Il fattore scatenante è spesso un’attenzione eccessiva nei confronti dell’alimentazione, con diete restrittive che hanno portato in alcuni casi a una perdita di peso importante e, a volte, allo sviluppo di veri e propri disturbi del comportamento alimentare (come l’anoressia, la bulimia e il binge eating disorder, ovvero la sindrome da alimentazione incontrollata), il tutto molte volte aggravato dallo svolgimento di un’attività fisica eccessiva e controproducente per il fisico e per lo stress mentale. La conseguenza è una carenza di nutrienti essenziali che si riflette negativamente sul sistema endocrino.

Amenorrea ipotalamica: quale dieta?

In realtà non esiste una dieta vera e propria per l’amenorrea ipotalamica, la cosa importante è ristabilire un equilibrio e che l’alimentazione sia calibrata per coprire il fabbisogno energetico e di nutrienti della persona. In particolare:

  • deve essere un piano normocalorico, non di dimagrimento (la perdita di peso in questi casi non farebbe altro che aggravare la situazione) anche nel caso in cui la persona sia in leggero sovrappeso: la perdita di peso dovrà essere considerata come obiettivo solo se realmente necessaria e quando il ciclo sarà ricomparso.
  • in caso di peso corporeo troppo basso o DCA (disturbo del comportamento alimentare) il piano alimentare deve consentire alla persona di rientrare gradualmente in un range normopeso (se necessario aumentando quindi le calorie), per ristabilire il giusto equilibrio ormonale.
  • Deve garantire un giusto apporto di carboidrati (devono fornire circa il 55% dell’energia giornaliera, come ricordano i LARN – Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) perché diete troppo povere di carboidrati se protratte a lungo possono compromettere il funzionamento della tiroide (ipotiroidismo), con ripercussioni a catena anche su altre strutture endocrine, tra cui l’ipotalamo. È bene quindi consumare quotidianamente riso, cereali in chicchi, pasta, patate e pane, variando durante la settimana e, in questo caso, non optando sempre per la versione integrale perché alcuni componenti contenuti nei cereali integrali (ossalati, fitati) potrebbero diminuire ulteriormente l’assorbimento dei sali minerali, peggiorando le eventuali carenze.
  • Le proteine sono essenziali per la produzione degli ormoni ipofisari e ipotalamici e devono essere assunte, in caso di amenorrea ipotalamica, primariamente da fonti proteiche di elevato valore biologico di origine animale (uova, pesce, carne), con un’integrazione di proteine vegetali ma in quantità minore (legumi, tofu, tempeh…). Puntare solo sulle proteine vegetali in caso di amenorrea ipotalamica è controproducente e difficilmente porterà a risultati in tempi brevi, sia per via della qualità amminoacidica minore delle proteine vegetali che non determina uno stimolo sufficiente a livello ipotalamico, sia per gli antinutrienti che contengono questi alimenti e che chelano alcuni minerali e vitamine.
  • Anche i grassi sono essenziali per la produzione ormonale e per l’equilibrio endocrino, per questo la dieta non deve essere ipolipidica e circa il 30% delle calorie giornaliere deve provenire proprio dai grassi, prediligendo olio extravergine di oliva, frutta secca, avocado, pesci grassi come il pesce azzurro e il salmone, senza dimenticare che anche i grassi saturi hanno un ruolo nel contrastare l’amenorrea ipotalamica, soprattutto quelli a media catena, perché determinano uno stimolo alla produzione ormonale. Tuorlo d’uovo, carne e olio di cocco non devono essere quindi demonizzati, soprattutto se si soffre di amenorrea, e lo stesso colesterolo è la base per la produzione degli ormoni sessuali.

Parole d’ordine: flessibilità e serenità

Il fattore più importante da contrastare rimane lo stress, per questo è importante che l’alimentazione e l’eventuale dieta prescritta dal nutrizionista non vengano vissuti in modo ossessivo e non diventino un’ulteriore fonte di stress e ansia, perché non si farebbe altro che alimentare il circolo vizioso che ha portato alla scomparsa del ciclo. Risulta molto utile affiancare al percorso nutrizionale un percorso psicoterapico (il più indicato è di tipo cognitivo-comportamentale), che dia indicazioni sulle migliori tecniche di gestione dell’ansia e aiuti a recuperare quella serenità mentale (anche nei confronti del cibo) che è andata perduta, aiutando la persona ad accettare alimenti che considerava tabù o poco salutari (es. fonti di carboidrati, proteine animali, grassi) e a capire che il cibo non deve diventare un’ossessione e deve essere anche una fonte di piacere (non c’è nulla di male a concedersi qualche sfizio ogni tanto), non solo privazioni.

Attività fisica? A volte è meglio non esagerare…

Un’attività fisica eccessiva può essere causa primaria o concausa della condizione di amenorrea. Passare ore e ore in palestra, soprattutto se l’attività non è sostenuta da un’alimentazione adeguata, può determinare un abbassamento eccessivo della massa grassa, con conseguente alterazione del ciclo mestruale. Un periodo di stop si rivela utile per favorire la risoluzione del problema, o quanto meno si consiglia di alleggerire il carico dell’allenamento.

Come far tornare il ciclo dopo perdita di peso?

Se si parte dal sottopeso, solo riacquistando chili e ritornando al proprio peso forma ci si mette nelle condizioni ottimali per ristabilire il ciclo mestruale. Non è necessario un peso elevato, ma va ripristinata la quantità vitale di tessuto adiposo che vi permetterà di riavere il ciclo.

Cosa fare per far tornare il ciclo?

Una dieta ricca di alimenti contenenti vitamina C, come agrumi, verdure a foglia verde, pomodori, peperoni, broccoli e kiwi, può essere di aiuto per stimolare il ciclo. La vitamina C, infatti, ha proprietà emmenagoghe che stimolano l'afflusso di sangue nell'area pelvica e nell'utero.

Quando sei anoressica ti viene il ciclo?

L'amenorrea è uno dei criteri diagnostici dell'anoressia nervosa. Nonostante rappresenti una appropriata reazione di adattamento al dimagrimento, la scomparsa dei flussi mestruali precede il calo ponderale in circa la metà delle pazienti e può persistere nonostante il recupero del peso corporeo.

Quanto ci mette il ciclo a tornare?

Il ciclo mestruale, che si conta a partire dal primo giorno delle mestruazioni fino al giorno prima dell'inizio del ciclo successivo, è diverso da donna a donna. Un ciclo medio è di 28 giorni, ma può essere di soli 21 giorni o durare fino a 35 giorni.