Distrofia muscolare a che età si manifesta

Riassunto

Un testo pi� recente su questa malattia � disponibile in inglese

La distrofia muscolare di Becker (DMB) � una malattia neuromuscolare da atrofia e debolezza muscolare progressiva, secondaria alla degenerazione dei muscoli scheletrici, lisci e cardiaci. La DMB colpisce in particolare i maschi con un'incidenza tra 1/18.000 e 1/31.000 maschi. Le femmine sono di solito asintomatiche, ma una piccola parte delle portatrici presenta forme leggere della malattia (forma sintomatica della distrofia muscolare di Duchenne e Becker nelle femmine portatrici; si veda questo termine). L'esordio di solito avviene nell'infanzia, spesso intorno agli 11 anni, e si presenta in diversi modi: nei bambini il primo segno pu� essere la deambulazione con appoggio sulle dita dei piedi o i crampi dopo un esercizio fisico, con o senza mioglobinuria. In quanto progressiva, la debolezza muscolare comporta diverse difficolt� funzionali (difficolt� a salire le scale o ad alzarsi da una sedia). In un paziente in precedenza non diagnosticato, il segno iniziale pu� consistere in una reazione simile a quella osservata nell'ipertermia maligna (si veda questo termine) dopo anestesia generale. Di rado la cardiomiopatia � il segno iniziale. L'esame clinico pu� rivelare pseudoipertrofia dei muscoli del polpaccio e atrofia di alcuni muscoli prossimali come i quadricipiti. Si evidenzia una debolezza muscolare prossimale e simmetrica, pi� grave negli arti inferiori rispetto a quelli superiori. Possono presentarsi contratture articolari, in particolare del tendine d'Achille. Non sono coinvolti i muscoli facciali, oculari e bulbari. La DMB ha una progressione lenta e circa il 40% dei pazienti diventa alla fine dipendente dalla sedia a rotelle. Nei pazienti sulla sedia a rotelle, la debolezza dei muscoli intercostali e del diaframma � la causa di insufficienza respiratoria restrittiva. Il coinvolgimento cardiaco si manifesta con una cardiomiopatia dilatativa, che pu� essere di gravit� non proporzionata al coinvolgimento dei muscoli scheletrici. La DMB � recessiva legata all'X ed � dovuta al deficit di distrofina da delezione, mutazione o duplicazione in frame del gene DMD (Xp21.2). La diagnosi � sospettata in base al quadro clinico, alla storia familiare e agli esami di laboratorio (aumento della creatinchinasi sierica 10-100 volte rispetto ai valori normali). La diagnosi viene confermata dalle biopsie muscolari (alterazioni e colorazione debole della distrofina) e/o dai test molecolari del gene DMD. La diagnosi differenziale si pone con le distrofie muscolari dei cingoli, la distrofia muscolare di Duchenne, l'ipertermia maligna e le malattie metaboliche muscolari (si vedano questi termini). La diagnosi prenatale � possibile se � stata identificata l'anomalia genetica nelle portatrici. � raccomandata la consulenza genetica: tutte le figlie di un maschio affetto sono portatrici e avranno il 50% di possibilit� di avere figli maschi affetti. La presa in carico prevede un approccio multidisciplinare. La fisioterapia permette di ridurre le contratture articolari e di prolungare la capacit� di deambulare. L'uso di ortesi caviglia-piedi nelle ore notturne � indicato nei bambini e permette di ridurre le contratture del tendine d'Achille. � importante il monitoraggio cardiaco e della respirazione. � raccomandato il trattamento precoce della cardiomiopatia con ACE-inibitori e nei casi pi� gravi il ricorso al trapianto cardiaco. I pazienti con insufficienza respiratoria beneficiano di vaccini anti-pneumococco e anti-influenzali. L'insufficienza respiratoria risponde alla BIPAP notturna, che corregge l'ipoventilazione notturna e pu� allungare la vita del paziente. La DMB ha una progressione lenta e un'ampia variabilit� fenotipica. Nonostante l'esordio infantile, la deambulazione indipendente non � mai persa prima dei 16 anni. L'aspettativa di vita pu� essere normale o significativamente ridotta dalla cardiomiopatia dilatativa o dall'insufficienza respiratoria.

Informazioni supplementari

Tutte le informazioni presenti nel sito non sostituiscono in alcun modo il giudizio di un medico specialista, l'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere medico.

  • Introduzione
  • Causa
  • Trasmissione
  • Sintomi
  • Complicazioni
  • Diagnosi
  • Trattamento
  • Fonti e bibliografia

Introduzione

Vengono raggruppate nella denominazione di “distrofia muscolare” tutte le malattie a carattere degenerativo che colpiscono il sistema neuro-muscolare e che, conseguentemente, comportano la debilitazione dei muscoli.

Esistono numerose forme di distrofia muscolare e tra le più comuni si annoverano:

  • distrofia muscolare di Becker,
  • distrofia di Duchenne,
  • distrofia di Cingoli,
  • distrofia di Emery-Dreifuss,
  • distrofie muscolari miotoniche,
  • distrofie muscolari congenite (distrofia di Ullrich, distrofie da deficit di merosina, distrofie da deficit di selenoproteina 1),
  • distrofie muscolari distali (miopatia distale di Welander, miopatia di Nonaka, miopatia di Gowers-Laing),
  • distrofia muscolare facio-scapolo-omerale.

La distrofia muscolare di Becker e quella di Duchenne sono le più frequenti, con la seconda che è una forma più grave della precedente ed ha esordio particolarmente precoce, attorno al primo/terzo anno di vita.

Le distrofie muscolari più comuni sono causate da mutazioni genetiche che coinvolgono la produzione della proteina distrofina; essendo proprie del cromosoma X, uno dei due cromosomi sessuali, trattasi di malattie direttamente correlate al sesso (le donne possiedono due cromosomi X, mentre gli uomini possiedono la coppia XY).

Causa

Le distrofie muscolari sono causate da mutazioni del DNA.

Nei casi più comuni, come la distrofia di Duchenne e di Becker, l’alterazione riguarda il gene preposto alla produzione della proteina distrofina, localizzato sul cromosoma X e responsabile del corretto funzionamento muscolare. L’alterazione di questo gene comporta disturbi del normale sviluppo dei muscoli e del loro funzionamento, provocandone una progressiva degenerazione.

La patologia assume nella maggior parte dei casi (2 su 3) un carattere di ereditarietà e viene trasmessa da un genitore o da entrambi (nel 70% dei casi la madre è portatrice sana), oppure, più raramente, le mutazioni possono generarsi spontaneamente durante le prime fasi di sviluppo embrionale.

Trasmissione

Geneticamente si individuano quattro modalità di trasmissione delle malattie genetiche dai genitori ai figli:

  • Ereditarietà autosomica:
    • dominante: La patologia si manifesta anche in presenza di un’unica alterazione, ovvero quando si eredita anche un solo gene malato da uno dei due genitori (il gene alterato domina sull’altro).
    • recessiva: il carattere patologico si manifesta se entrambe le copie del gene trasmesso sono corrotte, ossia sia l’allele materno che l’allele paterno. I soggetti che presentano un solo allele alterato si definiscono portatori sani della patologia.
  • Ereditarietà legata al cromosoma X (uno dei due cromosomi sessuali):
    • dominante: modalità di trasmissione estremamente rara
    • recessiva: La maggior parte delle malattie legate al cromosoma X sono recessive, richiedono cioè che entrambe le copie ereditate siano alterate; poiché gli uomini sono portatori di un cromosoma X ed uno Y, ne consegue che ad essere interessati dalle manifestazioni della malattia saranno solo gli individui di sesso maschile, perché non potranno beneficiare di un gene sano eventualmente presente sull’altro cromosoma sessuale.

L’essere umano possiede una coppia di cromosomi ereditati rispettivamente dalla madre e dal padre e:

  • nei soggetti di sesso maschile è presente una copia del cromosoma X e una del cromosoma Y;
  • nei soggetti di sesso femminile sono invece presenti due cromosomi X.

Poiché nelle forme di distrofia muscolare causate da disfunzioni della produzione di distrofina il gene coinvolto è situato sul cromosoma X e trasmesso in modalità recessiva, l’ereditarietà dell’alterazione genetica colpirà solo i soggetti di sesso maschile, con le donne che saranno invece portatrici sane. Queste ultime avranno un cromosoma X con il difetto in questione che sarà trasmesso al 50% dei figli di sesso maschile, mentre il 50% delle figlie di sesso femminile sarà portatrice sana.

Distrofia muscolare a che età si manifesta

iStock.com/ttsz

Si conoscono infine forme di distrofia muscolare ove il gene corrotto è autosomico e può quindi essere trasmesso sia in modalità dominante che recessiva.

Si noti infine che alcune mutazioni proprie delle malattie autosomiche dominanti non vengono ereditate dai genitori, ma si verificano de novo, ossia in modo casuale ed inaspettato durante il processo di maturazione della cellula uovo o dello spermatozoo.

Per approfondire i concetti di genetica e trasmissione ereditaria si segnala una pagina dedicata sul sito dell’Ospedale Bambin Gesù.

I sintomi caratteristici delle diverse forme di distrofia muscolare esordiscono nella prima infanzia e sono:

  • Incapacità a camminare
  • Ritardo nello sviluppo legato alla produzione di movimenti volontari
  • Debolezza muscolare
  • Difficoltà nei momenti fini e grossolani
  • Accorciamento di muscoli o tendini
  • Camminata in punta di piedi
  • Impossibilità a effettuare salti
  • Scoliosi
  • Lordosi
  • Problemi respiratori
  • Affaticamento conseguente a esercizi o anche a movimenti anche minimi
  • Problemi cardiaci
  • Andatura goffa, bizzarra con inciampi e cadute (andatura anserina o basculante)
  • Problemi di deglutizione
  • Perdita della funzione muscolare

Nella distrofia muscolare di Duchenne si verifica inoltre un fenomeno indicato come pseudoipertrofia, che comporta un ingrossamento dei polpacci.
Possono presentarsi anche problematiche a livello cognitivo e comportamentale:

  • Deficit nella MBT (memoria a breve termine)
  • ADHD (deficit di attenzione e iperattività)
  • Dislessia

Complicazioni

Le distrofie muscolari sono malattie degenerative, che portano alla progressiva perdita del tessuto muscolare ed una corrispettiva riduzione delle capacità muscolari e delle abilità motorie, a causa dell’ipostenia (indebolimento) e dell’atrofizzazione della muscolatura volontaria.

In genere progrediscono comportando la perdita totale delle capacità deambulatorie e della funzionalità anche degli arti superiori.

Nelle fasi avanzate della malattia vengono inevitabilmente coinvolti anche i muscoli cardiaci e respiratori, portando alle rispettive complicanze che riducono drasticamente l’aspettativa, oltre che la qualità, di vita dei soggetti con questa patologia. Contestualmente può presentarsi anche un deficit cognitivo o un disturbo comportamentale di intensità variabile.

Le complicazioni cardiache costituiscono il problema più grave e necessitano di continui monitoraggi.

Diagnosi

La diagnosi di distrofia muscolare si basa sull’osservazione clinica del quadro sintomatologico descritto:

  • Acquisizione delle capacità deambulatorie oltre i 18 mesi
  • Frequenti cadute
  • Difficoltà a rialzarsi da terra

L’osservazione dev’essere supportata da alcuni esami di laboratorio per validare o disconfermare la diagnosi:

  • Valutazione degli enzimi muscolari (valori di CK superiori fino a 10 volte i valori normali)
  • Transaminasi
  • Mioglobinuria (mioglobina nelle urine)
  • Analisi molecolare (ad esempio Multiplex PCR o Multiplex Ligation Dependent Probe Amplification) per ricercare mutazioni del gene DMD della distrofina sul cromosoma X
  • Biopsia muscolare con analisi immunochimica della distrofina
  • Elettromiografia
  • Esame istologico muscolare
  • Immunoistochimica e analisi delle mutazioni

L’assenza totale della proteina distrofina è propria della distrofia muscolare di Duchenne, mentre l’assenza parziale o la distribuzione irregolare della stessa sono caratteristiche della distrofia di Becker.

Trattamento

Non esistono purtroppo ad oggi cure specifiche per le distrofie muscolari, piuttosto viene attuato un trattamento volto al contenimento della sintomatologia:

  • Si contrasta la progressione delle retrazioni muscolari correggendole anche chirurgicamente;
  • Vengono forniti al paziente ausili e tutori per supportare la deambulazione;
  • Viene monitorata l’eventuale insorgenza di patologie cardiache o respiratorie che possono essere causate dalla patologia;
    • Per il trattamento della cardiomiopatia possono essere utilizzati ACE-inibitori e/o beta-bloccanti;
  • Si procede alla somministrazione di trattamenti fisioterapici volti a prolungare il periodo di autonomia nella deambulazione, assicurando la corretta e continuata motilità muscolare;
  • Può essere utilizzato anche un trattamento farmacologico che prevede la somministrazione di corticosteroidi (prednisolone e il deflazacort) per il mantenimento della massa e della forza muscolare del soggetto;

Più di recente è stato introdotto l’utilizzo della manipolazione genetica, in particolare gli oligonucleotidi antisenso che, iniettati sotto cute, sono in grado di inibire l’espressione della proteina alterata. Questa tecnica sembra in grado di correggere il difetto nell’80% di bambini con distrofia di Duchenne.

Fonti e bibliografia

  • Emery, A. E. (2002). The muscular dystrophies. The Lancet, 359(9307), 687-695.
  • Mutani, R., Lopiano, L., Durelli, L., Mauro, A., & Chio, A. (2011). Il Bergamini di neurologia.

A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo

Articoli ed approfondimenti

  • Malattie
  • Scheda presente nelle categorie: Neurologia

Link sponsorizzati

Come capire se si ha la distrofia muscolare?

Come avviene la diagnosi Dopo l'osservazione clinica, per la diagnosi della distrofia muscolare sono necessari innanzitutto gli esami del sangue, quelli genetici di analisi del DNA, la biopsia muscolare per mostrare l'assenza di distrofina e gli esami di laboratorio in grado di mettere in evidenza il danno muscolare.

Chi colpisce la distrofia muscolare?

La distrofia muscolare da lui descritta è una malattia rara, di origine genetica, che colpisce quasi esclusivamente soggetti maschi, salvo pochissimi casi eccezionali, perché consiste nell'alterazione di un gene localizzato sul cromosoma X che porta le informazioni per produrre la distrofina, una proteina di elevate ...

Come si manifesta la distrofia muscolare negli adulti?

Distrofia muscolare facio-scapolo-omerale La debolezza muscolare colpisce inizialmente la faccia, causando difficoltà nel sorridere o nel fischiare. I pazienti, poi, sviluppano debolezza scapolare, omerale, del tronco e degli arti inferiori che porta alla caduta del piede.