Si possono rifiutare monete da 1 e 2 centesimi 2022

Via le monetine da 1 e 2 centesimi. La Commissione europea sta valutando di abolire le monete da 1 e 2 centesimi di euro, forse già entro la fine del 2021.

Addio agli 1 e 2 cent?

I “ramini”, come vengono anche chiamati da noi, sono inutili, dicono da Bruxelles. Tanto che la Commissione Ue ha aperto una consultazione, proprio con questo ordine del giorno, con un’ampia gamma di parti interessate, tra cui altre istituzioni europee, autorità nazionali, associazioni dei consumatori e società civile.

La valutazione riguarda nello specifico un regolamento Ue del 2012 che impone alla Commissione di esaminare periodicamente l’uso di diverse denominazioni di monete in euro rispetto ai criteri di costo e accettabilità da parte del pubblico.

Sono certamente monete non facilmente utilizzabili, che non si possono usare nemmeno per molte macchinette automatiche e spesso ci riempiono il portafoglio. Nel 2018 Altroconsumo aveva studiato che la sospensione del conio di queste monete avrebbe comportato un risparmio di 20 milioni di euro da usare per l’ammortamento dei titoli di Stato.

In realtà, se ne parla da un po’ di eliminarli del tutto, e alcuni Paesi qualche passo in questo senso l’hanno già compiuto. In Italia la Zecca di Stato non conia già più dal 2018le monetine da 1 con Castel del Monte e quelle da 2 cent con la Mole Antonelliana. Da noi, su tutto il territorio nazionale, i negozi sono autorizzati ad arrotondare per difetto ed eccesso, e quindi a non restituire il resto in monetine.

Da dicembre 2019 il Belgio ha deciso di arrotondare i prezzi per eccesso o per difetto per eliminarne l’utilizzo. Pratica analoga in Finlandia e Irlanda.

Come decide l’Ue

Il periodo di confronto pubblico tra Ue e istituzioni durerà 15 settimane e si svolgerà online sul sito della Commissione, dove in poche ore sono già arrivati diversi pareri.

L’esecutivo europeo dovrà poi decidere alla fine del 2021 se adottare o meno una proposta legislativa sulle regole di arrotondamento uniformi per i pagamenti in contanti nella zona euro, ed eventualmente ritirare dalla circolazione le monete da 1 e 2 centesimi.

Per arrivare alla decisione finale, la Commissione valuterà attentamente l’impatto economico, ambientale e sociale dell’introduzione dell’arrotondamento dei prezzi. Quindi, dal 1° gennaio 2022 potremmo non utilizzare più i centesimi piccoli negli acquisti di tutti i giorni.

Tuttavia, anche nel caso dell’eliminazione delle monetine, i centesimi in circolazione conserverebbero comunque il loro valore legale e dunque verrebbero usati per pagare le cifre arrotondate per eccesso e per difetto ai 5 centesimi.

Con l’addio agli 1 e 2 cent, per non scatenare l’inflazione, l’arrotondamento dei prezzi dovrebbe essere per eccesso o per difetto ai 5 centesimi più vicini. E dunque 0,1 e 0,2 saranno arrotondati a zero, 0,3 e 0,4 a 5 centesimi; 0,6 e 0,7 sempre a 5 centesimi e invece 0,8 e 0,9 a 10 centesimi. Il Comitato di sorveglianza sui prezzi dovrebbe comunque controllare che non ci siano effetti distorsivi.

Inoltre, se succederà come nel 2018 quando è stato interrotto il conio, l’arrotondamento potrebbe riguardare solo i pagamenti e dunque non i prezzi dei singoli prodotti, quanto piuttosto l’importo complessivo dello scontrino da pagare quando in contanti. Se si paga con carta di credito o bancomat, direzione in cui spinge il Governo, potrebbe non esserci alcun arrotondamento.

Il negoziante può rifiutare i soldi spicci se sono troppi? C’è un limite fissato dalla legge oltre il quale il cassiere può non accettare le monetine.

Ti presenti alla cassa del supermercato con un sacchetto di soldi spicci: hai parecchie monetine di vario taglio, alcune piccolissime, come quelle da 1 e da 2 centesimi. Vorresti liberartene e pretendi di pagare l’intero importo con quelle, ma il negoziante rifiuta di accettarle. Tu protesti perché sono tutte monete autentiche e validamente in circolazione: «Hanno corso legale!», gli dici, sperando di intimorirlo. Lui però rimane fermo nella sua tesi: ti obietta che sono troppe e, perciò, non è obbligato a riceverle. Chi ha ragione? C’è un numero massimo di monete per pagamento in contanti? E se sì, qual è? La risposta si trova in un Regolamento europeo: era stato adottato più di 20 anni fa, in vista dell’introduzione dell’euro, ma è rimasto poco conosciuto, anche se è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri e, perciò, va rispettato.

È proprio il caso di dire che «l’essenziale è invisibile agli occhi»: la moneta unica era stata preparata con cura dalle istituzioni di Bruxelles, con una normativa dettagliata e – una volta tanto – anche chiara e facilissima da capire. Dunque, prima di portare un sacchetto pieno di monete alla cassa, leggi questo articolo per sapere qual è la risposta: eviterai parecchi fastidi, scomodità e inutili litigi con qualche cassiere.

Indice

  • 1 Monete in euro: i tagli in circolazione
  • 2 Monete in euro: differenze e falsificazioni
  • 3 Moneta a corso legale: cosa significa?
  • 4 Il valore nominale della moneta
  • 5 Limiti all’uso del contante
  • 6 Si possono rifiutare le monete in pagamento?
  • 7 Rifiutare monete: cosa si rischia?
  • 8 Pagamenti in moneta: approfondimenti

Monete in euro: i tagli in circolazione

Le monete metalliche in euro sono state introdotte nell’Unione Europea a partire dal 1° gennaio 2002, insieme alle nuove banconote, e prevedono attualmente i seguenti otto tagli, tutti in circolazione:

  • 1 centesimo;
  • 2 centesimi;
  • 5 centesimi;
  • 10 centesimi;
  • 20 centesimi;
  • 50 centesimi;
  • 1 euro;
  • 2 euro.

Al di sopra di tali valori si inizia con le banconote, a partire da quella da cinque euro e fino a 200 euro (la banconota da 500 euro non viene più stampata ed è fuori circolazione dal 2019, ma ha ancora valore legale e può sempre essere cambiata presso le banche centrali).

Le monetine da 1 e da 2 centesimi non vengono più coniate dal 2018 e nei progetti della Commissione Europea sono destinate a sparire presto, probabilmente nel 2022, ma sono ancora in circolazione ed hanno corso legale.

Monete in euro: differenze e falsificazioni

I tagli di queste otto monete sono diversi l’uno dall’altro per dimensioni, peso, materiale, spessore e colore, per essere più facilmente riconosciute da persone con problemi visivi. Ecco le loro principali caratteristiche:

  • le monete da 1, 2 e 5 centesimi sono di acciaio placcato in rame;
  • le monete da 10, 20 e 50 centesimi sono composte da una lega chiamata “oro nordico” e si distinguono per il colore dorato;
  • le monete da 1 e da 2 euro presentano un disco concentrico, poiché hanno una parte esterna ed una interna, in colori e leghe differenti.

Questi accorgimenti rendono le monete in euro di difficile falsificazione: non è affatto facile riprodurle al di fuori delle zecche ufficiali che le coniano. Inoltre, tutti i distributori automatici sono in grado di riconoscere le improprietà. La contraffazione delle monete in euro sarebbe molto costosa e poco conveniente e, infatti, è poco diffusa, anche se talvolta vengono “spacciate” per euro alcune monete di Stati stranieri, che sono molto simili per forma e dimensione, approfittando della distrazione e della confusione di chi le riceve come resto.

Moneta a corso legale: cosa significa?

Una moneta è definita a corso legale quando ha «potere liberatorio»: significa che può essere validamente utilizzata nei pagamenti e il creditore non può rifiutarla. Il Codice civile [1] dispone infatti che «i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale».

Oggi, solo le monete e banconote emesse dalle banche centrali europee e denominate in euro hanno corso legale negli Stati membri dell’Unione Europea. Quindi, se paghi qualsiasi debito pecuniario con monete e banconote in euro ti liberi dall’obbligazione assunta, in tutta Italia e in qualsiasi Paese membro dell’Ue: il creditore non può rifiutarsi di ricevere questo mezzo di pagamento, mentre potrebbe legalmente farlo con altri titoli e valori (assegni bancari, merci in contropartita, bitcoin, ecc.).

In Italia, le monete sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del ministero dell’Economia e delle Finanze, ma sono altrettanto valide quelle emesse negli altri Stati dell’Unione; per distinguere quelle italiane dalle estere bisogna guardare alla facciata posteriore: il lato anteriore è comune a tutti i Paesi membri, mentre il rovescio è specifico per ciascuno Stato. Ma ai fini pratici della circolazione non c’è nessuna differenza.

Tieni presente che, dal 1° gennaio 2014, la legge [2] ha equiparato l’obbligo di accettare pagamenti attraverso carte di credito e di debito all’obbligo di accettare monete aventi corso legale: perciò, pagare con il bancomat equivale a pagare in moneta sonante, perché la somma è sempre determinata in euro. Gli importi, attraverso l’operazione telematica, vengono accreditati sul conto del venditore dei beni, come un esercente commerciale, o del fornitore delle prestazioni di servizi, come un professionista ed un lavoratore autonomo.

Con i pagamenti elettronici è cambiato solo lo strumento di effettuazione, ma non la moneta in cui essi vengono attuati. Invece, le somme determinate in valute diverse dall’euro (dollari, sterline, yen, ecc.) devono essere cambiate in euro al tasso di conversione del giorno di scadenza [3].

Il valore nominale della moneta

Il valore nominale è quello riportato sulla facciata delle monete, o delle banconote, ed è cosa ben diversa dal potere d’acquisto che la moneta ha: quest’ultimo è variabile nel corso del tempo, per effetto dell’inflazione che fa progressivamente diminuire il valore Perciò, lo stesso importo nominale, a distanza di dieci o vent’anni, sarà notevolmente deprezzato, come tutti sanno.

Per tenere conto di questo fenomeno, la legge [4] stabilisce che «se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima». Il caso più frequente è quello di un’obbligazione denominata in vecchie lire, che devono essere convertite in euro secondo il tasso di conversione di 1936,27 lire per un euro.

Ciò significa che il debitore che aveva assunto un’obbligazione antica se ne libera pagando la somma originariamente determinata, anche se il potere d’acquisto di quella cifra è cambiato nel tempo. Ma questo principio si applica solo alle obbligazioni di valuta, cioè a quelle che nascono in una somma di denaro già esattamente quantificata nel momento in cui l’impegno è sorto. Le obbligazioni di valore, invece, cioè quelle in cui il denaro sostituisce una prestazione in origine diversa, richiedono la successiva quantificazione monetaria, con rivalutazione ed applicazione degli interessi. Se vuoi approfondire questo aspetto leggi la differenza tra debiti di valuta e debiti di valore.

Limiti all’uso del contante

Poni sempre attenzione ai limiti all’uso del denaro contante: dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, la soglia massima ammessa è di 2.000 euro ed essa scenderà presto a soli a 1.000 euro a partire dal 1° gennaio 2022. Quindi, attualmente è possibile pagare in contanti fino a un massimo di 1.999,99 euro; da 2.000 euro in su bisogna sempre utilizzare strumenti tracciabili, come il bonifico bancario, l’assegno non trasferibile o le carte di credito o di debito.

È uno sbarramento tassativo, che si applica non solo ai pagamenti commerciali tra soggetti diversi ma anche a prestiti, regali e donazioni, pur se avvengono tra parenti (se vuoi saperne di più leggi anche l’articolo “pagamento in contanti: limiti“). Per l’individuazione di queste soglie non conta che il pagamento venga effettuato in banconote e/o in monete: il limite è il medesimo in tutti i casi. È prevedibile che, per effetto di questa stretta, in futuro, l’ammontare del denaro contante in circolazione diminuirà, in favore della moneta elettronica, che gli ultimi Governi hanno dichiarato di voler incentivare.

Si possono rifiutare le monete in pagamento?

Veniamo ora al punto centrale: l’individuazione del numero massimo di monete contanti ammesse per i pagamenti. Un regolamento europeo [5] stabilisce che: «Ad eccezione dell’autorità emittente e delle persone specificamente designate dalla normativa nazionale dello Stato membro emittente, nessuno è obbligato ad accettare più di cinquanta monete metalliche in un singolo pagamento».

Questa norma è automaticamente valida in tutti gli Stati membri dell’Unione e, dunque, anche in Italia: per ciascun pagamento esiste un limite massimo di 50 monete oltre i quali l’esercente può rifiutarsi di accettarle. Si tratta di una facoltà, e non di un obbligo, lasciata alla discrezionalità di chi riceve la somma: in molti casi, l’esercente le accetterà, ma se il cliente pretende di pagare un unico acquisto con un numero di monete superiore a 50, il negoziante, cassiere o sportellista non è tenuto a riceverle.

Il limite di 50 monete è fisso ed opera a prescindere dal taglio di ciascuna.

Non c’è una differenza di taglio tra le monete, perciò, ad esempio, il cassiere potrà respingere un pagamento di 60 euro fatto interamente in monete da 1 euro, così come una somma di appena 1 euro per un caffè, se viene pagata tutta con monetine da 1 centesimo.

La signora Angela vuole pagare alla cassa del supermercato un conto di 10 euro con 100 monete da 5 centesimi (che assommano a 5 euro) e 50 monete da 10 centesimi (gli altri 5 euro). Il negoziante può legittimamente rifiutarle. Se invece Angela paga con 50 monete da 20 centesimi ciascuna, l’esercente dovrà accettarle, perché il loro numero complessivo non supera il limite di 50.

Rifiutare monete: cosa si rischia?

Il rifiuto di monete aventi corso legale nello Stato è punito con una sanzione amministrativa fino a 30 euro [6]. Fino al 1981, questo comportamento era reato, poi è stato depenalizzato. Questa sanzione non è invece applicabile ai commercianti, o ai professionisti, che non accettano i pagamenti con carte di credito o di debito [7].

Ciò non significa che questi soggetti non siano tenuti a dotarsi di Pos: dal 2019, tale strumento è obbligatorio per tutti coloro che operano vendite di beni o prestazioni di servizi verso il pubblico, ma gli imprenditori, i negozianti o i lavoratori autonomi che non ne sono muniti non vanno incontro, attualmente, a nessuna sanzione. Rimane però il rischio di un accertamento fiscale per gli esercenti che ne sono privi.

Pagamenti in moneta: approfondimenti

Se vuoi conoscere quali sono gli strumenti di pagamento diversi dal denaro contante e consentiti in Italia leggi “Metodi di pagamento: la guida completa“. Per ulteriori dettagli sulla mancata accettazione dei “soldi spicci”, specialmente se sei un esercente e temi di avere difficoltà a smaltire il gruzzolo a fine giornata, consulta l’articolo “Un negoziante può rifiutare i centesimi di bronzo spiccioli?“.

Per saperne di più sull’utilizzo della moneta elettronica e districarti tra i vari tipi di carte di credito (Mastercard, Visa, ecc.) leggi gli articoli “Quali sono i pagamenti elettronici” e “Quali sono i circuiti di pagamento e come funzionano“. Se invece vuoi capire quando e come si può pagare in contanti negli altri Stati dell’Unione Europea leggi “Uso del contante in Europa: quali sono i limiti nei vari Paesi?“.


note

[1] Art. 1277, comma 1, Cod. civ.

[2] Art. 15, comma 5, D.L. n. 179/2012 (“Decreto Crescita 2.0“).

[3] Art. 1278 Cod. civ.

[4] Art. 1277, comma 2, Cod. civ.

[5] Art. 11 Reg. (CE) n. 974/98.

[6] Art. 693 Cod. pen.

[7] Consiglio di Stato, Sez. Consultiva per gli Atti Normativi, parere n. 625/2018, Ad. del 24.05.2018.

Come smaltire le monete da 1 e 2 centesimi?

Chi smaltisce le “monete spicciole” Le monete da 1 e 2 centesimi si possono cambiare in banca, presso gli uffici di Poste Italiane o della Banca d'Italia.

Quando verranno ritirati i centesimi?

Il conio è sospeso dal 1° gennaio 2018 50/2017, che ha stabilito, con decorrenza dal 1° gennaio la sospensione del conio, da parte dell'Italia, di monete metalliche di valore unitario pari a uno e due centesimi di euro, con un risparmio per la Zecca dello Stato valutato in circa 20 milioni di euro all'anno.

Quanto posso pagare con i centesimi?

Cosa fare con le monete da 1 e 2 centesimi. Prima di tutto, si possono continuare ad utilizzare per i pagamenti, con il limite di 50 pezzi per pagamento. Si possono poi cambiare portandoli in banca, in Posta o presso la Banca d'Italia.

Cosa fare con le monete da 1 centesimo?

Monetine: i modi per cambiarle.
Si possono portare in banca, alle Poste o presso la Banca d'Italia. ... .
I centesimi possono essere usati per pagare nei negozi per un massimo di 50 pezzi per volta (lo dice un Regolamento europeo)..
Si possono cambiare i centesimi inserendoli nelle macchinette cambiamonete di Coinstar..