Differenza tra ceramica di caltagirone e santo stefano di camastra

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L’arte delle ceramiche siciliane è una delle più importanti in assoluto per la qualità della sua produzione, e per questo apprezzata in tutto il mondo.

La lavorazione della ceramica infatti è una tra le più nobili arti dell’uomo, nonché una delle più antiche: basti pensare che i più antichi reperti di ceramica al mondo sono stati rinvenuti in Cina e sono stati datati attorno al 14500 avanti Cristo.

  • La ceramica in Sicilia dalle origini ad oggi
    • I greci e le innovazioni tecniche per lavorare la ceramica
    • Gli arabi e la tecnica dell’invetriatura piombifera
    • Dagli spagnoli all’Ottocento: nuovi colori, nuove tecniche
  • I centri di produzione della ceramica in Sicilia
    • La ceramica di Santo Stefano di Camastra
    • La ceramica di Caltagirone
    • La ceramica di Sciacca
  • Ceramiche tipiche siciliane
    • La leggenda delle teste di Moro
    • Pigna siciliana di ceramica: storia e significato
    • La Maiolica siciliana

La ceramica in Sicilia dalle origini ad oggi

Si hanno le prime testimonianze della lavorazione della ceramica in Sicilia già a partire dal periodo Neolitico, ed in particolar modo i reperti rinvenuti all’interno della Grotta dell’Uzzo nel trapanese testimoniano la prima presenza della ceramica in Sicilia già 8000 anni fa circa. Qui sono stati rinvenuti alcuni vasi, mentre in altri insediamenti in provincia di Siracusa sono stati rinvenuti anche anfore e bicchieri.


L’arte della lavorazione della ceramica in Sicilia si è arricchita nel corso dei secoli delle esperienze giunte dai popoli che nel tempo si sono insediati. Non solo i Fenici e i Greci, ma anche gli Arabi, i Cartaginesi, i Bizantini ed i Normanni hanno lasciato la propria impronta che è stata acquisita e tramandata nel tempo dagli abili ceramisti siciliani, infondendo nel prodotto finale che oggi tutti possiamo ammirare uno stile che effettivamente è unico nel mondo e facilmente distinguibile sia per la qualità della lavorazione, che per la resa estetica.

I greci e le innovazioni tecniche per lavorare la ceramica

I primi tentativi dei Greci di colonizzare la Sicilia avvengono già durante l’ottavo secolo avanti Cristo. È proprio tale dominazione a conferire alla lavorazione della ceramica da parte degli artigiani siciliani importanti introduzioni alle tecniche adoperate fino a quel momento, sia per quel che riguarda la lavorazione che per quanto concerne la decorazione e finitura.

Probabilmente è proprio durante il periodo in cui la Sicilia venne colonizzata da parte dei Greci che l’arte della lavorazione della ceramica in Sicilia conobbe una decisa impennata, fenomeno che non avvenne invece nel corso delle dominazioni bizantine e romane, salvo poi riacquisire valore durante il periodo arabo.

I primi tentativi dei Greci di colonizzare la Sicilia avvengono già durante l’ottavo secolo avanti Cristo. È proprio tale dominazione a conferire alla lavorazione della ceramica da parte degli artigiani siciliani importanti introduzioni alle tecniche adoperate fino a quel momento, sia per quel che riguarda la lavorazione che per quanto concerne la decorazione e finitura.

Probabilmente è proprio durante il periodo in cui la Sicilia venne colonizzata da parte dei Greci che l’arte della lavorazione della ceramica in Sicilia conobbe una decisa impennata, fenomeno che non avvenne invece nel corso delle dominazioni bizantine e romane, salvo poi riacquisire valore durante il periodo arabo.

Gli arabi e la tecnica dell’invetriatura piombifera

Proprio gli Arabi infatti, introdussero in Sicilia una nuova tecnica di lavorazione della terracotta che a loro volta acquisirono In Persia e in Egitto. Tale tecnica, che oggi chiamiamo “invetriatura piombifera”, prevede che una particolare miscela di sostanze venga spolverizzata sull’intero corpo ceramico.

Tale miscela va successivamente a vetrificare in fase di cottura grazie al silicio, il quale raggiunte le alte temperature riesce a fondersi con le altre sostanze presenti nella miscela conferendo alla ceramica sia il suo tipico colore, nonchè la caratteristica di diventare ancora più resistente agli urti, più compatta ed impermeabile.

Dagli spagnoli all’Ottocento: nuovi colori, nuove tecniche

Nel corso della dominazione spagnola in Sicilia, iniziata nel 1516, la lavorazione della ceramica in Sicilia registra l’introduzione di nuove tecniche di lavorazione e colori. Cominciarono infatti a notarsi delle produzioni che prevedevano, accanto ai tradizionali colori verde, manganese e giallo, anche l’introduzione del blu, tonalità fino a quel momento assente nei primi anni del ‘600.

È lo stile del Rinascimento italiano ad influenzare la produzione di ceramiche artistiche in Sicilia in questo arco di tempo, e i maestri siciliani si rifanno alle maioliche di Venezia.

Contemporaneamente in questo periodo si afferma in Sicilia la lavorazione palermitana, la quale è caratterizzata dai tipici colli dei vasi ovali, che sono più larghi nella parte superiore e con una pancia più rotonda. Alcuni anni dopo, e precisamente agli inizi del ‘700, è la piccola città di Caltagirone a venire alla ribalta per la sua bellissima proposta di ceramiche che vanno a distinguersi dall’intera produzione siciliana.

Qui vengono prodotti bracieri, anfore, lucerne, vasi che riproducono gufi e civette, alberelli, le famose pigne in ceramica, le teste di Moro, arredi di ceramica per ornamentare terrazze e ambienti esterni, volti umani e mattonelle. Circa un secolo dopo, siamo giunti circa all’800, si espande sempre piùla figura del ceramista specializzato nel modellare determinate figure in argilla.

La produzione di questo periodo dà vita a lucerne che raffigurano volti umani ma anche statuette che raffigurano i protagonisti del presepe, gli antichi mestieri siciliani, costumi e condizioni sociali dell’epoca, veri e propri oggetti d’arte che tutt’oggi arricchiscono le nostre case e rappresentano delle idee regalo creative e sempre apprezzate.

La produzione di ceramiche siciliane non va confusa con quella della porcellana. La differenza tra ceramica e porcellana risiede infatti nella tipologia di impasto, temperatura necessaria per la produzione e tempi di cottura. Parliamo dunque di due prodotti differenti.

I centri di produzione della ceramica in Sicilia

In Sicilia si sono affermate differenti scuole di ceramica, ciascuna con il proprio tipico modo di decorare e colorare i prodotti, tanto da renderli facilmente distinguibili da un centro di produzione all’altro. In particolar modo le scuole più famose sono quelle di Santo Stefano di Camastra, Caltagirone e Sciacca.

La ceramica di Santo Stefano di Camastra

La ceramica di Santo Stefano di Camastra è tra le più note e apprezzate della produzione artigianale in Sicilia. Originariamente, dunque intorno al XVIII secolo, l’argilla veniva pressata all’interno cassette di legno della lunghezza di 22 cm.

Questi “mattoni”, una volta asciugati, venivano cotti all’interno di particolari forni a legna avendo cura che non si toccassero l’un l’altro durante le fasi di cottura, la quale durava circa 20 ore.

Successivamente i pezzi venivano fatti raffreddare per 48 ore per essere successivamente decorati per mezzo di appositi stampi, e venire successivamente traforati e colorati.

Solo questo procedimento richiedeva una notevole manodopera e del lavoro di diverse maestranze, al punto tale da coinvolgere buona parte del paese.

C’era infatti chi aveva il compito di scavare la creta, chi di pressare l’argilla all’interno delle cassette, chi era specializzato nel posizionare i mattoni all’interno dei forni in legno e quanti invece avevano il compito di fare in maniera tale che il fuoco garantisse una temperatura costante dall’inizio alla fine della cottura.

C’erano Inoltre le donne che si occupavano del trasporto dei mattoni fino alle botteghe del circondario o fino alla stazione dei treni. In ultima analisi entravano in gioco i maestri che avevano il compito di modellare, colorare e rifinire l’argilla lavorata rendendola così pronta per la vendita.

Solo nel XIX secolo questo tipo di produzione divenne industriale nel paesino di Santo Stefano di Camastra. In questa maniera i laboratori riuscirono ad aumentare la produzione e ad arricchire sia le possibilità di personalizzazione che la varietà di colori tra i quali poter scegliere, dando vita a quegli eccellenti prodotti artigianali che oggi conosciamo e apprezziamo tutti.

La ceramica di Caltagirone

La produzione di ceramica a Caltagirone risale ai tempi della dominazione araba, perlomeno per come la conosciamo oggi dato che presso il museo della ceramica di Caltagirone sono presenti reperti che risalgono alla preistoria.

Questo tipo di lavorazione conobbe un periodo fiorente anche nel corso della dominazione greca, con quest’ultimi che introdussero l’utilizzo del tornio durante la lavorazione.

Proprio in questo periodo la produzione della ceramica a Caltagirone iniziò ad acquisire nuove tecniche che diedero ai prodotti un caratteristico richiamo orientale e un impatto visivo che tutt’oggi le rende facilmente distinguibili. Una delle tecniche più famose è certamente quella dell’invetriatura piombifera, che ha rappresentato una vera e propria svolta per tutti gli artigiani dell’isola.

Nemmeno il terribile terremoto del 1693, che interessò la Val di Noto, riuscì a distruggere quest’arte. Sebbene infatti la città andò distrutta, e con essa tantissimi prodotti di grande qualità, l’arte della lavorazione della ceramica riprese presto la sua strada per le vie di Caltagirone e dei suoi Maestri artigiani che riuscirono in breve tempo a riportare la produzione locale ai livelli di prima.

Oggi Caltagirone è considerata a tutti gli effetti come “la città della ceramica” e la sua scuola è sempre più arricchita dalla creazione di oggetti che si affacciano a nuove nicchie di mercato.

Non più dunque esclusivamente oggetti di ceramica volti a valorizzare gli interni di casa o terrazze e balconi, ma anche gioielli, orologi, piastrelle, le famose teste di moro e le pigne siciliane, le quali sono note perché portano fortuna alle case nelle quali vengono sistemate.

La ceramica di Sciacca

L’arte della lavorazione artigianale della ceramica a Sciacca si intreccia in maniera indissolubile  con la produzione di ceramica maiolicata. Sin dagli inizi del 1300 infatti, le fornaci del luogo davano vita a splendidi manufatti invetriati alcuni dei quali possono tutt’oggi essere ammirati all’interno dei palazzi nobiliari di Gela e Agrigento.

L’origine dell’arte della ceramica di Sciacca risale al sesto millennio avanti Cristo, e ne conserva tutt’oggi forme e colori. Gli artigiani ceramisti di Sciacca sono famosi per la loro maestria nel lavorare la materia prima e nel conferirgli caratteristiche che rendono ogni pezzo facilmente distinguibile.

Tra le botteghe artigiane di Sciacca è possibile scegliere tra tantissimi prodotti che includono non solo le ceramiche da arredamento, ma anche vasellame da tavola, pupi siciliani, mattonelle, bocce e vasellame vario, decorazioni per esterni con i classici colori che vanno dal blu al verde, dal giallo all’arancione con sfumature turchesi così come vuole la tradizione da secoli.

Il prestigio della ceramica artigianale di Sciacca è tornato in auge negli ultimi anni, riscontrando un crescente interesse da parte degli utenti per questi veri e propri piccoli capolavori d’arte, ed oggi questo settore rappresenta buona parte dell’economia del luogo grazie anche alle importanti esportazioni sia all’interno del territorio italiano che all’estero.

Ceramiche tipiche siciliane

Le ceramiche tipiche siciliane sono perfette per completare ed arricchire l’arredamento di ogni tipo di ambiente, sia esso domestico o commerciale, sia esso un ambiente da interni o da esterni, nonchè una perfetta idea regalo in grado di coniugare arte, creatività, originalità.

In particolar modo tra le ceramiche tipiche siciliane più famose ricordiamo le teste di moro, le pigne portafortuna, i piatti da portata e quelli con diametro superiore ai 50 cm, piatti da dessert, coppe e ciotole, set di tazze da caffè o da latte con piattino, vassoi, insalatiere, tazze da tè, i picciotti innamorati, fichi d’India, idee regalo per il Natale quale piatti, panettoni decorati, alberi di Natale, palle di Natale e presepi.

Tra le idee per arricchire e decorare ambienti esterni, vi sono splendidi tavoli di ogni forma e dimensione, sedie e panche, lampade, vasi e sottovasi e addirittura bellissimi barbecue.

Vi sono inoltre barattoli ermetici per ospitare ad esempio spezie o biscotti, bicchieri dalla forma conica, oliere e saliere, pirofile, poggia mestoli, porta sale e pepe, zuccheriere, antipastiere con scompartimenti, boccali per acqua e vino, tisaniere, piatti per la pizza, vassoi per il pesce e bellissimi taglieri rettangolari.

Non c’è dunque che l’imbarazzo della scelta per pezzi unici destinati ad arricchire ogni tipo di ambiente o far felice chi li riceve. Quando si acquistano le ceramiche tipiche siciliane va tenuto a mente che confrontando due pezzi dello stesso tipo è possibile che questi non siano perfettamente identici nella forma, nella rifinitura o nelle decorazioni.

Cioè normale perché bisogna considerare che si tratta non di prodotti industriali, ma di manufatti realizzati in maniera completamente artigianale e per questo assolutamente unici. I più importanti laboratori artigianali consentono inoltre di effettuare la personalizzazione dei prodotti aggiungendo dettagli, scritte o altro tipo di personalizzazioni su richiesta.

Inoltre questi manufatti possono essere tranquillamente lavati in lavastoviglie, in quanto assolutamente resistenti.

La leggenda delle teste di Moro

Differenza tra ceramica di caltagirone e santo stefano di camastra

Le teste di moro rappresentano una delle più raffinate opere d’arte artigianali siciliane, talmente famose da esserne diventate uno dei simboli più rappresentativi. Le teste di moro, note anche come teste siciliane in ceramica, da centinaia di anni arricchiscono balconate e ambienti esterni di questa splendida terra.

Possono decorare non soltanto i balconi, ma anche i salotti e rappresentano per questo uno dei souvenir siciliani più ricercati dai turisti in vacanza in Sicilia. Esse non sono il frutto di una fantasia artistica ma hanno origine molto più antica e profonda, che va a legarsi ad una pittoresca leggenda i cui protagonisti sono una bellissima ragazza siciliana ed un giovane Moro.

La leggenda che le riguarda è ambientata a Palermo e non sono in molti a conoscerla. Essa narra che nell’anno 1100 circa, ovvero il periodo in cui era esistente la dominazione araba sull’isola, nell’antico quartiere della Kalsa di Palermo viveva una bellissima ragazza, la quale impiegava le sue giornate dedicandole alla cura della casa nonché delle piante che arricchivano il suo balcone.

Un giorno un giovane Moro passava di lì e la notò mentre ella era impegnata nell’annaffiare le piante e se ne innamorò istantaneamente. Preso da questo forte sentimento decise di volerla per sé e non esitò ad entrare in casa per dichiararle apertamente tutto il suo amore.

La ragazza, che rimase stupita da quella determinazione e dal sentimento che il giovane diceva di provare per lei, ricambiò il suo amore ma non appena venne a sapere che il giovane Moro avrebbe presto fatto ritorno in Oriente, laddove lo aspettavano moglie e figli, approfittò dell’oscurità della notte e lo uccise mentre dormiva.

La ragazza gli tagliò di netto la testa e ne fece un vaso, all’interno del quale andò a piantare del basilico. Espose infine il vaso fuori dal suo balcone così che l’uomo potesse in qualche modo rimanere con lei per sempre. Grazie alle lacrime che la ragazza versava quotidianamente nel vaso, il basilico crebbe in maniera rigogliosa suscitando però un sentimento di invidia nei confronti degli altri abitanti della piazza, i quali decisero di farsi costruire dei vasi di terracotta aventi proprio la forma di testa di moro.

Pigna siciliana di ceramica: storia e significato

Differenza tra ceramica di caltagirone e santo stefano di camastra

La Pigna in ceramica è uno degli oggetti più noti e ricercati dai turisti nelle botteghe artigiane in Sicilia. Quello della Pigna è un simbolo veramente antico, e nel corso della storia è più volte stato presente nella diverse società del passato.

In antichità la pigna era simbolo di immortalità ed eternità, dato che si tratta di un frutto che nasce da un albero sempreverde. Questo è il motivo per il quale troviamo la pigna in qualità di oggetto decorativo anche all’interno di chiese e cimiteri.

In Sicilia invece, la pigna di ceramica è uno dei souvenir più ricercati e al tempo stesso simbolici dell’isola che porta un messaggio di prosperità e fortuna con sé. Pur non essendo legato ad una particolare leggenda, questo oggetto di artigianato è strettamente legato al tema della prosperità e della fertilità, probabilmente per via dei suoi semi o della sua forma ovoidale.

È noto infatti, che nell’antichità le giovani coppie decoravano le camere da letto aggiungendo delle pigne in segno di buon auspicio, così da poter avere una numerosa famiglia.

Inoltre la pigna simboleggia anche lo spirito di sopravvivenza e resistenza, grazie alla sua resina e alla durezza del legno dell’albero, ragion per cui nell’antichità le pigne venivano regalate e posizionate sulla porta d’ingresso di ogni casa come auspicio di fortuna per colori quali vi abitavano.

Oggi la pigna siciliana di ceramica è particolarmente presente all’interno delle abitazioni grazie ad un ritrovato interesse per l’arte della ceramica, e posizioniamo queste pigne all’interno delle case, nelle terrazze, sui balconi e nei cancelli.

Sono in tanti ad acquistare personalmente una pigna e riporla all’interno del proprio appartamento, oppure per donarla ai novelli sposi, a chi ha appena avuto un figlio o a chi si è trasferito in un nuovo appartamento, quale augurio di prosperità, salute e fortuna.

La Maiolica siciliana

La Sicilia è ad oggi il più importante centro di produzione di maiolica al mondo, con le città di Caltagirone, Santo Stefano di Camastra e Monreale che sono delle vere e proprio eccellenze del settore.

La pasta adoperata per realizzare la maiolica necessita della presenza di due elementi fondamentali: la marna calcarea e quella argillosa, le quali vengono mescolate nelle giuste quantità al fine di ottenere un composto detto “biscotto”.

Tale composto viene modellato ed essiccato esattamente come avviene per gli altri tipi di ceramica. Al termine della procedura di  essiccazione il composto che darà vita alle maioliche viene infornato per subire un primo ciclo di cottura detto “biscottatura”.

All’interno dello stesso forno possono trovarsi pezzi di dimensioni, formati e spessori differenti, per cui dipende esclusivamente dall’abilità dell’artigiano il fatto che tutti i pezzi riescano ad ottenere una cottura ottimale.

Dopo la fase di cottura del biscotto vi è quella di smaltatura, la quale può avvenire per immersione,  aspersione o per insufflazione. Infine, allo scopo di conferire maggiore brillantezza allo smalto, lo si ricopre con una particolare vernice la quale in fase di fusione restituisce un effetto vetro chiamato “cristallina”.

Come riconoscere la vera ceramica di Caltagirone?

Lo stile distintivo della ceramica di Caltagirone, infatti, è caratterizzato da uno sfondo bianco e una tavolozza di colori incentrata sul blu, il giallo e il verde, con tutte le loro tonalità più brillanti.

Quali sono le migliori ceramiche di Caltagirone?

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