Come capire se si ha la fascite plantare

La fascite plantare o fasciosi plantare è una patologia infiammatoria della fascia che ricopre la muscolatura della pianta del piede, la fascia plantare.

La fascia plantare, detta anche aponeurosi plantare o legamento arcuato, è una robusta fascia fibrosa che collega la zona mediale del calcagno con la radice delle dita del piede ed ha un ruolo importante nella trasmissione delle forze di carico sul piede.

La fasciosi plantare è la prima causa di dolore al tallone e si manifesta soprattutto al risveglio mattutino o durante la deambulazione e la corsa.

Colpisce in particolare soggetti sportivi, in relazione al sovraccarico funzionale in sede podalica, o persone in sovrappeso, in gravidanza o affette da altre patologie del piede.

Se diagnosticata precocemente e adeguatamente trattata, i sintomi possono essere controllati in modo soddisfacente.

  • Epidemiologia
  • Cenni di anatomia del piede
  • Funzione della fascia plantare
  • I sintomi della fascite plantare
  • La fascite plantare distale e prossimale
  • Le cause della fascite plantare
  • La diagnosi
  • Dolore al tallone: e se non fosse una fasciosi plantare? Patologie in diagnosi differenziale
  • Terapie
  • Complicanze
  • tempi di recupero

Epidemiologia – Quanto è frequente?

La fascite plantare è la prima causa in assoluto di dolore al tallone ed è una delle patologie di più frequente riscontro negli studi di medici fisiatri e ortopedici.

Si stima che tra il 4% e il 7% della popolazione sia affetto da un dolore al tallone (tallonite), e, tra questi, circa l’80% sono dovuti alla fascite plantare.

Come capire se si ha la fascite plantare
Infografica sulla fascite plantare

Circa il 10% delle persone sono destinate a soffrire di dolore da fascite plantare durante il corso della propria vita.

L’età di insorgenza dei sintomi è solitamente compresa tra i 30 e i 60 anni di età.

Si tratta di una patologia particolarmente frequente nel mondo dello sport, in particolare tra chi pratica running (corsa), calcio, basket, rugby, danza, atletica leggera, ovvero in tutti quegli sport che comportino spinte e salti tali da determinare un sovraccarico funzionale della fascia plantare

Come capire se si ha la fascite plantare
fascite plantare distale e prossimale

Cenni di anatomia del piede

Prenota Visita Fisiatrica

Per prenotare una visita con la Dr.ssa Giovanna Russo, consulta le opzioni disponibili

La fascia plantare (o aponeurosi plantare) è una fascia fibrosa localizzata sulla superficie plantare del piede subito, abbastanza superficiale, subito al di sotto del piano sottocutaneo.

Ricopre i muscoli e le strutture neuro-vascolari della pianta del piede.

Si compone di 3 porzioni: parte intermedia, parte laterale e parte mediale.

Sul versante calcaneare essa si ancora alla tuberosità mediale del calcagno (alcune fibre si fissano anche sul processo laterale) e si estende fino alle falangi prossimali delle dita. 

Dalla porzione intermedia partono i fasci mediale e laterale che vanno a costituire i setti mediale e laterale: la porzione intermedia è molto spessa e resistente, quella laterale è più robusta posteriormente che anteriormente, mentre quella mediale è più robusta anteriormente che posteriormente.

La volta plantare è sostenuta anche da una serie di legamenti e muscoli:

• legamenti: legamenti cuneo-metatarsali, calcafeno-scafoideo, astragalo-calcaneale e scafo-cuneiformi.

• muscoli: flessori brevi delle dita, flessore breve dell’alluce, abduttori dell’alluce, abduttori del 5° dito, flessori lunghi delle dita, flessore lungo dell’alluce, muscoli peronieri breve e lungo.

Come capire se si ha la fascite plantare
fascia plantare

Funzione della fascia plantare

La fascia plantare è connessa col tessuto muscolare e con le altre fasce, ne riceve e ne trasmette le tensioni fornendo una continuità nella distribuzione delle forze che serve a ottenere un equilibrio nell’esecuzione dei movimenti.

Distribuisce sia le forze statiche, derivanti dal mantenimento della posizione eretta, sia le forze dinamiche che si generato durante il cammino, la corsa e il salto.

Le sue particolari caratteristiche visco-elastiche consentono di trasmettere in modo più omogeneo l’energia derivante dall’esecuzione dei passi o dei salti fornendo una spinta propulsiva.

Nel complesso, la fascia plantare riveste un ruolo fondamentale nella trasmissione delle forze muscolari e alla dissipazione di eventuali concentrazioni di tensioni sulle entesi (punti in cui i tendini si connettono all’osso) questo serve a ridurre l’usura delle strutture e ridurre il rischio di rotture.

Nel corso del ciclo del cammino, quando il piede il piede si porta in equinismo a contatto con il suolo (in flessione plantare, come quando si sale sulla punta dei piedi) la fascia plantare si distende.

Durante la fase aerea la fascia ritorna alla sua forma originaria.

E’ facile intuire come continui movimenti che creino eccessive sollecitazioni a questo livello possano determinare una infiammazione della fascia.

I sintomi della fascite plantare

Il sintomo principale è il dolore alla pianta del piede, principalmente localizzato nella parte interna del tallone ma che può estendersi alla parte centrale del piede e all’avampiede fino a interessare l’intera pianta del piede a esclusione delle falangi distali.

In genere, nelle fasi precoci di malattia, il dolore è abbastanza localizzato a livello del tallone e tende ad estendersi anteriormente col tempo.

Spesso il dolore si presenta in modo più severo al mattino, appena scesi dal letto oppure dopo lunghe pause in cui si resta immobili e tende a ridursi o persino scomparire a una dolce e progressiva mobilizzazione per poi ricomparire dopo uno sforzo, che può essere rappresentato da una corsa, lunghe passeggiate o semplicemente al termine della giornata.

Quando il piede è a riposo, il legamento arcuato tende ad accorciarsi: quando si prova a camminare, l’improvviso tentativo di allungamento provoca un dolore acuto.

Il dolore può manifestarsi come una “fitta”, molto intensa e di breve durata, oppure di più lieve entità ma più prolungata nel tempo.

Bisogna sottolineare che il dolore, se trascurato, tenderà a cronicizzare nel tempo. E’ , dunque, importante diagnosticare e trattare tempestivamente questa patologia.

Rottura della fascia plantare

Se nel corso della fascite la fascia plantare continua ad essere stressata, questa può arrivare addirittura a rompersi. Tipici segni e sintomi della rottura della fascia plantare includono un clic o un rumore di schiocco, un significativo gonfiore e un dolore acuto localizzato alla pianta del piede.

La fascite plantare distale e prossimale

L’infiammazione e il dolore possono localizzarsi a livello del calcagno, e in questo caso la patologia prende il nome di fascite prossimale, oppure, più anteriormente, a livello del mediopiede, e in questo caso si parla di fascite distale.

In genere il dolore insorge a livello del calcagno e, in assenza di trattamento, può estendersi prossimalmente migrando lungo l’avampiede fino a interessare tutta la pianta del piede, col risparmio delle sole falangi distali (le punta delle dita).

Le cause della fascite plantare

La fascia si allunga tutte le volte che ci solleviamo sulle punte e questo stiramento è tanto maggiore quanto più il movimento è vigoroso.

Più velocemente avviene lo stiramento e più è probabile che avvengano lesioni rappresentate dalla rottura di alcune fibre che formano la fascia.

Queste lesioni solitamente sono impercettibili e funzionalmente non rilevanti ma necessitano di tempi piuttosto lunghi per essere riparate.

Col tempo, la ripetizione delle sollecitazioni può condurre alla degenerazione del legamento e all’infiammazione.

7 Fattori di rischio

Molteplici fattori sono in grado di contribuire all’insorgenza della patologia:

Piede piatto o piede cavo

Particolari conformazioni anatomiche del piede: piede piatto o piede cavo. Avere un piede piatto o cavo altera l’equilibrio delle forze fisiologiche che agiscono durante il cammino. Questo può accentuare le sollecitazioni sull’aponeurosi plantare.

Calzature inadeguate

L’utilizzo di scarpe troppo larghe o troppo strette, eccessivamente morbide o rigide può condurre ad un’eccessiva sollecitazione della fascia plantare.

I tacchi alti, inoltre, favoriscono l’accorciamento del tendine d’Achille e alterano la fisiologica distribuzione dei carichi sui piedi.

Sovrappeso e obesità

Le persone in sovrappeso o obese sono statisticamente più colpite da fascite plantare. Il motivo è semplice: l’aumento del peso corporeo incrementa le sollecitazioni sulla fascia plantare.

Costituisce un rischio anche l’aumento di peso in un breve lasso di tempo.

Sesso femminile

Le donne hanno una maggiore tendenza a sviluppare fasciosi plantare rispetto agli uomini, probabilmente in relazione a fattori ormonali.

Gravidanza

In soggetti predisposti, la gravidanza rappresenta un periodo particolarmente a rischio di sperimentare un episodio di dolore acuto da fascite plantare.

Sovraccarico funzionale

Eseguire un’attività fisica troppo intensa, sproporzionata o eccessiva rispetto al carico di allenamento abituale costituisce un importante fattore di rischio.

Una categoria a rischio è quella degli sportivi che percorrono lunghe distanze di corsa o svolgono movimenti che sollecitano molto la fascia plantare come salti o scatti.

Anche chi svolge lavori molto attivi o che prevedono di rimanere a lungo in stazione eretta ha un rischio aumentato.

Ipostenia (debolezza) dei muscoli della gamba

Se i muscoli degli arti inferiori lavorano poco e male, il legamento arcuato sarà maggiormente sollecitato!

La diagnosi

La fascite plantare può essere agevolmente diagnosticata dal medico.

I medici specialisti di riferimento sono il Fisiatra e l’Ortopedico.

Nella maggior parte dei casi sono sufficienti una adeguata raccolta anamnestica e un attento esame clinico.

Prenota Visita Fisiatrica

Per prenotare una visita con la Dr.ssa Giovanna Russo, consulta le opzioni disponibili

Durante l’esame obiettivo il medico valuterà:

  • eventuale presenza di edema, eritema, tumefazione
  • punti dolenti (spontaneamente) o dolorabili (alla digitopressione ad es.)
  • articolarità attiva e passiva
  • tono, trofismo e forza muscolare
  • riflessi osteotendinei
  • sensibilità tattile
  • atteggiamento dei piedi durante il cammin

Il medico escluderà tutte le altre cause di dolore al tallone e, nei casi dubbi, potrà richiedere l’esecuzione di esami strumentali quali in primis la radiografia (Rx) e l’ecografia.

In casi selezionati può rendersi utile l’esecuzione di una tomografia computerizzata (TC) o di una risonanza magnetica nucleare (RMN).

Ecografia e fascite plantare

L’ecografia muscolo scheletrica risulta particolarmente utile nello studio dell’integrità della fascia plantare e del tendine d’Achille e può rivelare la presenza di spina calcaneare e deformità di Haglund.

Si tratta di un esame dotato di un’ottima accuratezza oltre che di facile reperibilità, rapida esecuzione, indolore e che non espone il paziente a radiazioni ionizzanti.

Dolore al tallone: e se non fosse una fasciosi plantare? Patologie in diagnosi differenziale

Il dolore al tallone non è una malattia ma un sintomo, che può essere la spia di una fascite plantare ma anche di altre condizioni, che spesso coesistono mentre a volte sono indipendenti.

Fascite plantare e spina calcaneare

La spina calcaneare è un’esostosi, una neoformazione benigna dell’osso calcaneare, causa altrettanto molto frequente di dolore al tallone.

Legata a fenomeni di neoformazione ossea, la spina calcaneare ha un’eziopatogenesi che vede coinvolti fattori meccanici, infiammatori ed irritativi.

Molto spesso fascite plantare e spina o sperone calcaneare coesistono.

Per approfondire l’argomento si rimanda alla lettura dell’articolo specifico: “Spina calcaneare”.

Come capire se si ha la fascite plantare

Fascite plantare e morbo di Haglund

La deformità di Haglund è un’esostosi dell’angolo postero superiore del calcagno, simile alla spina calcaneare e localizzata a livello dell’inserzione del tendine d’Achille.

Il quadro clinico è caratterizzato da una sindrome dolorosa associata alla limitazione funzionale dei movimenti della caviglia.

Il morbo di Haglund spesso coesiste con la fascite plantare.

Altre condizioni che possono determinare dolore al tallone sono:

Sindrome di Baxter:

E’ la neuropatia del nervo calcaneare inferiore.

Sindrome del tunnel tarsale

Dovuta a compressione del nervo tibiale posteriore a livello del canale del tarso.

Tendinite d’Achille

E’ l’infiammazione del tendine d’Achille.

Morbo di Sever Blanke

E’ un’osteocondrosi del nucleo di accrescimento dell’apofisi posteriore del calcagno.

La terapia della fascite plantare

Lo scopo del trattamento della fasciosi plantare è controllare il dolore e ripristinare un’adeguata mobilità.

Esistono molte opzioni terapeutiche a disposizione del medico, da impiegare in relazione al caso specifico e al quadro clinico generale.

Consigli – “Rimedi della nonna”

Alcuni semplici provvedimenti possono essere adottati in autonomia e fornire un significativo sollievo dai sintomi.

Riposo

Evitare per qualche giorno di sottoporsi ad attività fisica intensa, riduce l’infiammazione locale e il dolore.

Crioterapia

L’applicazione di ghiaccio localmente è utile nei periodi di riacutizzazione. Può essere applicato più volte al giorno per 10-15 minuti circa.

Indossare calzature adeguate

L’utilizzo di una scarpa idonea, consente di ridurre lo stress sulla fascia plantare e minimizza le probabilità riacutizzazioni della patologia.

In particolare, è opportuno evitare scarpe dalla suola troppo bassa o con tacchi troppo alti.

Eventualmente può essere utile utilizzare un plantare, standard o costruito su misura.

Per approfondimento si rimanda alla lettura di questo articolo: solette e plantari per fascite plantare.

Mantenere un adeguato peso corporeo

Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di fascite plantare vi sono il sovrappeso e l’obesità: pertanto è importante mantenere un peso corporeo nella norma.

Terapia conservativa

Il primo approccio al trattamento della fascite plantare è di tipo conservativo, non chirurgico.

Tra i principali interventi vi sono la terapia farmacologica, la fisioterapia, le terapie fisiche, la terapia infiltrativa locale, taping, plantari e tutori. Di recente applicazione, troviamo alcune tecniche di medicina rigenerativa.

Farmaci

Farmaci anti-infiammatori e anti-dolorifici, possono essere assunti su consiglio del medico e sono in grado di ridurre l’infiammazione e spegnere il dolore.

Fisioterapia

Nell’ambito di un programma di recupero funzionale guidato da un fisioterapista, risultano particolarmente utili sono gli esercizi di stretching: questi aiutano a distendere i tessuti adiacenti la regione infiammata, ridurre il dolore e velocizzare i processi di guarigione.

Per approfondire l’argomento e conoscere gli esercizi da eseguire anche a casa si consiglia di leggere questo articolo: stretching per la fascite plantare.

Terapie fisiche

In Medicina Fisica e Riabilitativa esistono molte armi per combattere il dolore da fascite plantare: onde d’urto, tecarterapia, ultrasuoni, laser, ionoforesi.

Onde d’urto per fascite plantare

Le onde d’urto fondano il proprio meccanismo d’azione sullo stimolo trofico: l’incremento del flusso sanguigno locale verso la zona dolente, “spazza via” le “scorie nocive” responsabili del processo infiammatorio. Sono necessarie in genere almeno 3 sedute.

Tecarterapia

La Tecar, acronimo per Trasferimento energetico capacitivo e resistivo, è una terapia fisica utilizzata nel trattamento del dolore e dell’infiammazione nell’ambito di numerose patologie ortopediche.

Non è dolorosa; il numero di sedute necessarie varia a seconda del caso specifico.

Taping

Il taping è un particolare tipo di cerotto non medicato che si applica direttamente sulla cute sovrastante l’area dolente.

L’applicazione di taping si è mostrato efficace nel fornire sollievo dal dolore da fascite plantare, con effetto molto rapido.

Nel breve termine l’applicazione di taping calcaneare è persino più efficace dello stretching, che risulta però più vantaggioso nel lungo termine.

Plantari e tutori notturni

I plantari correggono la distribuzione del carico del corpo durante la fase di appoggio del piede e spesso sono fondamentali nel consentire al paziente di continuare le proprie attività senza dolore.

I tutori notturni per fascite plantare aiutano a mantenere la fascia plantare distesa anche durante il riposo ed evitare la riacutizzazione dei sintomi al risveglio mattutino.

Medicina rigenerativa – PRP

Negli ultimi anni alcune tecniche di “medicina rigenerativa” stanno emergendo nel trattamento di molte patologie di interesse Ortopedico e Fisiatrico.

In particolare l’utilizzo di PRP (plasma ricco di piastrine) prevede l’iniezione di un gel ricco di piastrine ottenuto mediante un prelievo di sangue del paziente: l’elevata concentrazione di fattori di crescita avrebbe proprietà antinfiammatorie e rigenerative.

Infiltrazioni di cortisone

In casi selezionati, il medico può decidere di eseguire infiltrazioni locali di cortisone, estremamente efficaci nel controllare l’infiammazione.
Potenziali rischi includono l’indebolimento della fascia plantare.

Trattamento chirurgico

Il trattamento conservativo della fascite plantare ha una percentuale di successo superiore all’80%.

I casi refrattari, soprattutto cronici, possono essere suscettibili di trattamento chirurgico ortopedico.

Esistono diverse tecniche, tra cui le più recenti mininvasive e percutanee, che prevedono in genere una anestesia locale, tempi operatori brevi e un recupero abbastanza rapido.

Complicanze: fascite plantare cronica

Si parla di fascite plantare cronica quando a distanza di a 6-12 mesi dall’inizio delle terapie conservative, non si riscontra un miglioramento nei sintomi.

La fascite plantare cronica questo può determinare modificazioni nel modo di camminare e ripercussioni funzionali a livello delle articolazioni più prossimali.

Fascite plantare e tempi di recupero: quanto tempo serve per un recupero completo?

I tempi di recupero per una fasciosi plantare sono solitamente lunghi, anche in relazione al fatto che la parte anatomica interessata viene continuamente sollecitata nella quotidianità.

I principali fattori che possono incidere sui tempi di recupero sono la severità della malattia, l’adeguatezza e la tempestività di trattamento: trattare la patologia con i giusti strumenti e precocemente riduce i tempi di recupero ed evita la cronicizzazione

Dove fa male la fascite plantare?

La fascite plantare è un disturbo caratterizzato da infiammazione e dolore al legamento arcuato che attraversa la parte inferiore del piede e collega il tallone con la base delle dita dei piedi.

Che esami fare per fascite plantare?

Per poter effettuare una diagnosi accurata, occorrono, oltre alla visita ortopedica che identifica la sede tipica di tale dolore, un accertamento radiografico del piede in carico di profilo e uno studio ecografico della fascia plantare.

A cosa è dovuta la fascite plantare?

La fascite plantare è riconducibile a un dolore nella sede di inserzione della fascia plantare al calcagno (entesopatia calcaneare), con o senza dolore associato lungo il margine mediale della fascia plantare.